Ripple BATTE SEC! Ma la VERA vittoria è delle...
...ALTRE CRYPTO! Ripple batte SEC 2 a 1, in una causa avrà ancora degli strascichi. A guadagnare però saranno principalmente altri progetti
SEC ha perso. Ripple Labs non ha vinto. Dalla prima sentenza del caso del secolo esce un pareggio che però conviene più a Ripple $XRP e al mondo crypto che all'agenzia di Gary Gensler.
Il mondo degli altcoin - le criptovalute che non sono Bitcoin - brinda e ne ha ben donde, ma questo è soltanto il primo capitolo di una lunga questione legale che non sarà finita qui.
Il caso è complicato, attraversato da questioni politiche e finanziarie, non interessa soltanto Ripple XRP e potrebbe avere ripercussioni importanti su tutto il mercato crypto, almeno negli Stati Uniti.
Capire cosa è successo è fondamentale sia per chi investe, sia per chi si interessa soltanto per motivi ideali al mondo delle criptovalute.
E sarà anche il caso di capire perché dal fronte dei Bitcoiner più radicali non siano arrivati messaggi di giubilo per una decisione che è potenzialmente positiva per tutto il settore.
Qualche passo indietro: le accuse di SEC
Era l'ormai lontano 22 dicembre 2020. Il mondo crypto si stava preparando, anche se nessuno ancora lo sapeva, ad un'incredibile corsa.
E poco prima di Natale è arrivata un'azione esecutiva da parte di SEC ai danni di Ripple Labs, dell'ex-CEO Chris Larsen e dell'attuale CEO del gruppo Brad Garlinghouse.
Le accuse erano le stesse che SEC ha mosso in passato contro Telegram e il suo primo token, contro LBRY e contro altri progetti: le vendite di token, tanto agli investitori istituzionali quanto ai piccoli investitori retail, sarebbero vendita di contratti di investimento.
Andavano pertanto registrate - con ampie limitazioni - e dato che tale registrazione non è stata mai effettuata, Ripple Labs e la coppia di CEO avrebbero dovuto pagare una multa miliardaria.
Almeno dal 2013 e fino ai giorni presenti, i citati in giudizio [Ripple Labs, Larsen, Garlinghouse, NDR] hanno venduto oltre 14,6 miliardi di un contratto d investimento / asset digitale chiamato XRP, in cambio di denaro o altre utilità, per un valore complessivo di oltre 1,38 miliardi di dollari, per finanziare le operazioni di Ripple e arricchire Larsen e Garlinghouse. I citati in giudizio hanno preso parte a queste attività senza registrare la loro offerta e le loro vendite da SEC, come richiesto dalle leggi federali sui contratti di investimento. E non è stata neanche richiesta esenzione da questi requisiti.
Questo il sommario contenuto nella lunga denuncia che SEC ha presentato ai giudici del Distretto Sud di New York, per vendite che però si riferivano almeno a tre diversi contesti, come correttamente emerso durante il processo.
Vendite iniziali a investitori specializzati o istituzionali
Una parte considerevole delle vendite, circa la metà del complessivo, è stata effettuata verso investitori istituzionali da parte di Ripple Labs.
Vendite successive, ripetute, a investitori retail
I piccoli investitori, senza carattere di professionalità. Queste vendite sono avvenute tramite exchange - e senza che questi investitori sapessero chi fosse a vendere tali token.
Vendite dei CEO
Le vendite dei CEO sono altrettanto considerevoli - e sono avvenute con le modalità di cui sopra: vendite a mercato, senza che la controparte sapesse che erano i CEO dell'azienda a vendere tali token.
Tale divisione, per quanto non presente nella denuncia, sarà poi fondamentale per il primo giudizio, dato che il giudice rileverà di ritenerle questioni separate, con diversi gradi di colpa da parte dei soggetti coinvolti - e meritevoli di giudizi parecchio contrastanti.
Cosa rischia(va) Ripple Labs, cosa rischia(va)no CEO e ex-CEO
Una multa miliardaria. In primis per Ripple Labs - la società al centro di tutto l'universo Ripple. SEC ha stimato quanto conseguito dalle vendite per oltre 1,3 miliardi di dollari.
Tenendo conto del fatto che la multa avrebbe dovuto superare quanto conseguito, si sarebbe trattato di una cifra quantomeno analoga.
Per quanto Ripple Labs sia una società ricca, e per quanto sappiamo poco delle sue sostanze effettive non essendo una società quotata - si tratterebbe nel caso di una multa che metterebbe in dubbio l'esistenza futura di Ripple Labs.
La questione è molto più ampia della possibilità di stringere affari negli USA e di essere nei listini degli exchange che operano in quel paese. È in ballo la sopravvivenza stessa del progetto.
Le prime conseguenze, nel 2020
SEC non emette sentenze. SEC può ricorrere alla giustizia ordinaria segnalando eventuali mancanze, infrazioni o operazioni illegali che sono avvenute negli Stati Uniti.
Nonostante manchi a SEC giurisdizione, le sue denunce hanno quasi sempre conseguenze immediate, proprio come nel caso di Ripple.
Delisting immediato da tutte le piattaforme USA
Mentre per noi europei è cambiato poco, a pochi giorni dalla prima denuncia di SEC, tutti i principali exchange che operano negli Stati Uniti hanno eliminato dal listino XRP.
Una mossa dovuta, per evitare ulteriori problemi in un paese, gli USA, dove la posizione degli exchange è più che mai precaria.
Banche USA
Ripple ha come clienti principali i grandi istituti finanziari, locali e globali. Avere problemi di questo genere negli USA, per quanto non definitivi, è un cartellino rosso verso i rapporti con i clienti naturali di Ripple, le banche appunto.
Nel corso di questi quasi 3 anni che ci separano da quel 22 dicembre 2020, Ripple Labs ha continuato a stringere collaborazioni importanti. Ha anche perfezionato acquisti rilevanti (vedi Metaco). Ma tutti lontani dagli USA.
La decisione del giudice Analisa Torres
In una situazione del genere, qualunque cenno positivo da parte della corte - e in particolare del giudice Analisa Torres che ha presieduto il caso - sarebbe stato interpretato come una vittoria da parte di Ripple.
E come un lungo sospiro di sollievo per tutto il comparto (comparto che vedremo tra poco perché è coinvolto).
Il giudice Analisa Torres ha scorporato la decisione in quattro - seguendo i filoni che erano emersi durante il dibattimento:
La decisione sulle vendite preliminari verso gli investitori istituzionali è stata a favore di SEC. Il giudice ha ritenuto che le vendite verso gli investitori istituzionali costituiscono cessione di contratti di investimento (o security, per il diritto USA).
La decisione sulle vendite successive: le successive vendite di Ripple Labs verso investitori retail, che sono avvenute tramite exchange, non sono da considerarsi security. Decisione dunque a favore di Ripple Labs.
La decisione sulle vendite del CEO e dell'ex CEO: anche questa decisione è stata a sfavore di SEC. Secondo il giudice tali vendite non costituiscono vendita di contratti di investimento.
C'è poi una quarta decisione di cui si è parlato il meno possibile, perché è una non decisione. Nello specifico il Giudice Torres non ha voluto esprimersi chiaramente sulla natura delle vendite che non coinvolgono Ripple Labs - ovvero le vendite sugli exchange tra privati.
E non si è espressa perché la questione non era oggetto di questo giudizio.
I più cinici e sospettosi potrebbero iniziare a chiedersi, a questo punto, perché gli exchange siano corsi a reinserire nei loro listini XRP, dato che non esiste una pronuncia chiara su quanto avviene sui mercati secondari.
La questione, come spesso accade, è più complicata di quanto potrebbe sembrare in superficie.
Le conseguenze immediate della decisione dei giudici
Così come le denunce di SEC sortiscono effetti immediati, altrettanto fanno le pronunce delle corti, per quanto non siano anche queste definitive.
Exchange USA tornano a offrire trading XRP
Nel giro di poche ore tutti i principali exchange che operano negli USA hanno reinserito - per i loro clienti statunitensi - XRP nei listini. Lo ha fatto Coinbase, lo ha fatto Gemini, lo ha fatto Kraken, lo hanno fatto altri.
Diversi di questi exchange hanno cause in corso con SEC - in parte anche perché viene contestata la vendita di securities non registrate. Che il re-listing sia stato anche una sorta di atto di ripicca, non è da escludersi.
Il legale di Ripple si aspetta nuovi affari negli USA
Il legale di Ripple, Stuart Alderoty, si aspetta nei prossimi mesi un ritorno di fiamma di Ripple e delle sue tecnologie negli USA.
Tutto questo anche se la decisione del giudice Torres non è da considerarsi ancora come definitiva e mentre SEC non si è espressa sulla volontà o meno di ricorrere in appello.
Le banche chiederanno a gran voce i servizi offerti da Ripple, per ora forti nei paesi dove le rimesse degli immigrati sono una quantità importante degli spostamenti cross border?
Difficile a dirsi per ora, al netto del grande entusiasmo che sta pervadendo gli speculatori.
A che punto siamo della vicenda?
Il caso Ripple non sarebbe granché degno di nota se non coinvolgesse uno dei progetti principali percapitalizzazione di mercato e se non attraversasse trasversalmente tutte le vicende legali che hanno colpito exchange e altri progetti cripto. A metà dell'analisi è bene però capire a che punto siamo.
La causa non è conclusa
Il realtà il giudizio di Analisa Torres riguarda la procedibilità per le diverse questioni che sono sul tavolo, le tre che abbiamo elencato in apertura.
Sul caso delle vendite sul mercato secondario, tanto da parte di Ripple quanto da parte di Larsen e Garlinghouse, non si potrà procedere in assenza di appello.
Per l'altro caso, quello della vendita iniziale di XRP a clienti istituzionali, il caso è stato già trasferito al giudice Netburn.
Il nuovo giudice ha invitato le parti a cercare un accordo
C'è stato un invito perentorio - che non è il primo - alle parti affinché cerchino un accordo extra-processuale.
Questo permetterebbe di risparmiare tempo, costi legali per le parti e di chiudere la vicenda una volta per tutte.
Ripple non si è mai dimostrata intenzionata a cercare questo tipo di accordo, almeno pubblicamente.
E neanche SEC si è dimostrata favorevole alla ricerca di un accordo extra-processuale. Questo è quanto sappiamo dagli atteggiamenti e dalle dichiarazioni pubbliche delle parti.
Se qualcosa sia avvenuto in passato - prossimo o remoto - non lo possiamo sapere.
Sulla testa di Ripple pende ancora una possibile multa milionaria
Il giudice ha trovato che le accuse di SEC fossero fondate per almeno una parte delle vendite, che ammontano a oltre 700 milioni di dollari di controvalore. Non è chiaro a quanto ammonterebbe una multa relativa soltanto a queste vendite.
E non è chiaro se una multa, probabilmente miliardaria, finirebbe per colpire in modo eccessivo le casse di Ripple.
Non avendo dati sulle sostanze patrimoniali di Ripple Labs, non possiamo per ora esprimerci. Certo è che una multa su importi di questo tipo sarebbe un duro colpo per il progetto.
Vendite tramite exchange? Boh
La questione che più interessa il settore nel suo comparto è lo status delle vendite di criptovalute tramite exchange. Il giudice in realtà non si è espresso.
Tuttavia gli exchange sembrerebbero aver inteso la questione in modo positivo: se le vendite di Ripple Labs tramite exchange non sono security, allora non lo sono neanche le vendite da privato a privato.
E quindi non solo Ripple, ma tutte le altre criptovalute la cui vendita è stata considerata come vendita di security da SEC nel recente passato - questa sembrerebbe essere l'opinione degli exchange - sono da considerarsi come aventi il medesimo status.
Una questione politica, generazionale, di comparto
Il 22 dicembre 2020 è una data vicina per i terrestri, ma lontana per un comparto che si muove alla velocità della luce.
Nel corso degli ultimi 30 mesi è passata tanta acqua sotto i ponti - e gli exchange sembrerebbero essersi compattati almeno in termini di atteggiamenti.
Per capire come sia cambiato l'atteggiamento degli exchange - e anche la loro remissività nei confronti di SEC - è bene guardare a come si siano evolute certe questioni negli ultimi mesi.
Il caso Polygon, Cardano, Solana
Citiamo solo le tre più popolari - e con maggiore capitalizzazione - per parlare di un fatto più ampio. All'inizio di giugno 2023 sempre SEC ha citato in giudizio sia Coinbase che Binance. Le accuse - tra le altre - sono quelle di aver offerto compravendita di security.
SEC ha incluso nella sua denuncia una lunga lista - per quanto non completa - di criptovalute che costituirebbero security. Tra queste anche le tre che abbiamo appena citato poco sopra.
La differenza in termini di reazioni con il caso Ripple è però enorme. Gli exchange puri di criptovalute non le hanno rimosse dai listini. Con Ripple la decisione fu invece, ai tempi, pressoché immediata.
La volontà di difendersi in tribunale
Senza cercare accordi. Sia Coinbase - con una situazione certamente più semplice - sia Binance US (la versione dell'exchange che opera soltanto negli USA), hanno annunciato di volersi difendere in tribunale.
Anche questa è una situazione relativamente nuova - e che ad avviso di chi vi scrive cambia radicalmente lo scenario negli Stati Uniti.
I non exchange che offrono crypto si sono invece spaventati
Diverso il comportamento di intermediari di investimento classici, che non offrono soltanto criptovalute, ma anche altri tipi di prodotti. Robinhood ha immediatamente rimosso queste criptovalute dai listini, così come ha fatto anche eToro sempre negli Stati Uniti.
Lo stesso ha fatto Bakkt e hanno fatto anche tanti altri.
La frattura tra mondo puramente cripto e il vecchio mondo della finanza, almeno in termini di atteggiamenti nei confronti di SEC - è evidente.
Troppo entusiasmo?
Rimane da valutare -ancora una volta a nostro avviso - se la decisione di procedere con un nuovo listing di Ripple prima che la bagarre giudiziaria sia conclusa sia stata corretta.
Almeno dalle dichiarazioni pubbliche di Brian Armstrong (CEO di Coinbase) e Cameron Winklevoss (co-CEO di Gemini), non sembrerebbe essere assente un certo desiderio di rivalsa.
Perché è una causa definitoria per tutto il mondo delle criptovalute
La decisione di Analisa Torres sarà certamente registrata negli annali crypto. E non perché riguarda il caso Ripple - criptovaluta/progetto sui generis e ormai separato dal resto del mondo crypto.
Le decisioni del giudice hanno avuto (e avranno) importanti ripercussioni sul mercato crypto negli Stati Uniti. I punti di vista su quanto accadrà sono diversi - tutti ugualmente interessanti e tutti o quasi favorevoli al mondo crypto.
Se le vendite di Ripple Labs sugli exchange...
...non sono da considerarsi come vendita di security, allora non lo sono neanche le vendite di altre criptovalute da parte di privati.
L'interpretazione dell'Howey Test da parte del giudice (ci torneremo più avanti) è forse singolare, ma scagiona tutto il resto del settore, almeno in termini di vendite secondarie.
Non c'è promessa di guadagno con il lavoro di terzi, e quindi non si tratterebbe di contratti di investimento.
Anche se Ripple non è completamente assolta...
...ha la possibilità di guadagnare tempo. La peggiore delle situazioni è il pagamento di una multa, la cui determinazione sarà affidata nel caso al prossimo giudice.
E con il tempo che ora gioca a sfavore di SEC. Fino a quando non si arriverà ad un nuovo giudizio gli exchange continueranno ad offrire XRP sulle loro piattaforme.
E il caso rinforza le intenzioni degli exchange che non hanno rimosso il resto delle criptovalute citate da SEC.
Occhio: non è tutto finito
Oltre alla questione multa per Ripple ce ne sono altre due che non hanno subito una spinta decisiva - e delle quali si dovrà tornare a parlare a breve. E le cui evoluzioni potenzialmente incombono sui mercati.
Caso Tron + Justin Sun
Justin Sun e Tron sono state citate in giudizio da SEC in anticipo rispetto a Coinbase e Binance. Il problema riguarda in parte la vendita di security - con altre accuse, ben più gravi, che non saranno lavate via con un colpo di spugna dalla parziale vittoria di SEC
Caso Binance + CZ
Il caso CZ e Binance negli USA è molto più grave, parla anche di manipolazioni di mercato, riguarda anche BNB, il token emesso da Binance per finanziarsi.
Anche qui la questione è più complessa e avrà ulteriori evoluzioni. In molti parlano anche di un intervento del Dipartimento di Giustizia, che però per il momento non è arrivato.
Accoglienza tiepida da parte della community: che succede?
La chiusura non può che essere dedicata alla multiforme community che possiamo considerare come parte del grande universo di appassionati di Bitcoin e criptovalute.
In molti, la maggioranza, hanno gioito. Vuoi perché vicini a Ripple, vuoi perché ormai con forti antipatie verso SEC, vuoi perché i progetti che seguono essi stessi hanno ricevuto una spinta.
Tutti, tranne una parte dei bitcoiner più radicali. Capire come funzionano le community permette anche di capire certe reazioni.
Ripple ha sempre tenuto un comportamento aggressivo nei confronti di Bitcoin
Diversi progetti, nella storia, hanno provato ad attaccare Bitcoin pubblicamente. Nessuno però è arrivato ai livelli di Ripple. Chris Larsen - ex-CEO e oggi ancora membro del board - ha pagato di tasca propria almeno una parte della campagna Change the Code, con la quale Greenpeace USA invita Bitcoin a passare alla Proof of Stake.
È una campagna di attacco frontale a Bitcoin e al suo impatto ambientale, che chiaramente gli appassionati di Bitcoin hanno mal digerito.
Ripple è sui generis
Ripple partecipa a progetti per le CBDC, Ripple collabora con diversi governi, Ripple è quanto di più distante da quell'atteggiamento punk delle criptovalute delle origini.
E di questo non ha mai fatto mistero. E neanche i bitcoiner più radicali hanno fatto mistero delle antipatie che nutrono nei confronti di questo atteggiamento.
Bitcoin è al riparo da tutto questo
Bitcoin non può essere attaccato da SEC, che ha già sventolato bandiera bianca confermando in più circostanze di ritenerlo una commodity, e dunque al di fuori della sua giurisdizione.
I bitcoiner, a torto o a ragione, ritengono che questa guerra non sia la loro. E quindi di non dovervi prendere parte neanche idealmente.
Ripple ha conseguito una vittoria parziale ma importante. I principali vantaggi saranno però per il resto del comparto - che potrà sventolare la curiosa secondo alcuni interpretazione dell'Howey Test.