La GUERRA degli stablecoin! 1° ATTO
Un business miliardario che si contendono in molti, anche senza dirlo apertamente. E sarà questa la guerra definitoria del settore. Primo atto di una... lunga inchiesta!
Un business miliardario. Per il primo trimestre 2023 Tether riporterà profitti per 700 milioni di dollari. Di USDC sappiamo meno, ma c’è chi parla di 300 milioni per il 2023. Un business che fa gola a tutti e che è legato agli exchange, che degli stablecoin sono veicolo, mercato e scambio e spesso società con il medesimo gruppo di controllo.
Una guerra della quale si parla poco e che merita di essere approfondita per capire il mercato crypto e Bitcoin di oggi e anche di domani. Tra stabilità, instabilità, riserve e mancanza delle stesse, qui si giocherà una fetta importante del futuro del mondo crypto - e indirettamente anche di Bitcoin, almeno per come siamo abituati a conoscerlo oggi.
Soldi, tanti soldi
Non vi è nulla di male a fare business, a offrire un servizio - perché di tale si tratta - in cambio di denaro. L'affare stablecoin frutta parecchio: non si paga direttamente per il loro utilizzo, ma gli enormi capitali depositati presso le banche a riserva e tutela dell'ancoraggio al dollaro possono essere investiti.
Anche quando vengono investiti in titoli storicamente a basso rendimento come i titoli di stato USA a breve scadenza, possono generare trimestre dopo trimestre degli enormi guadagni.
Il controllo del mercato degli stablecoin è al centro di una guerra cruenta, che passa da tweet caustici, dichiarazioni sopra le righe, amicizie e inimicizie con stati e regolatori - con qualcuno che, come vedremo, ha anche sbagliato a sceglierseli gli amici.
Ci hanno provato un po' tutti: fatta eccezione per Kraken, tutti i principali exchange per volumi sono legati, direttamente o indirettamente, a qualche stablecoin, che sia di propria emissione oppure di emissione di società controllate in tutto o in parte.
Qualcuno ci è riuscito: Tether oggi maneggia oltre 80 miliardi di dollari, Circle che è legato anche a Coinbase poco meno della metà, Binance cerca di risalire la china tramite TrueUSD - con molti altri hanno invece fallito.
O meglio, esistono ancora, ma in pochi se ne curano. Basti pensare al caso di GeminiUSD. Per capire che tipo di guerra si stia combattendo, sarà il caso però di partire dallo studio degli eserciti, dei loro comandanti e dei loro quartier generali.
Sì, ma come guadagnano gli stablecoin?
Gli stablecoin e le loro società non sono opere caritatevoli. Avere miliardi in cassa può fruttare somme importanti, anche senza investimenti rischiosi. Come guadagnano gli stablecoin? Ce lo raccontano loro stessi.
Tether
Tether mantiene una pagina dedicata alla trasparenza tramite la quale comunica la consistenza delle proprie riserve. Consistenza che trimestralmente viene confermata anche da BDO tramite la sua sede milanese (ultima data del report il 31 dicembre 2022, non è chiaro quando verrà pubblicato il report al 31 marzo).
L'82% circa delle riserve di Tether sono costituite da cash, cash equivalenti e depositi di breve termine. Questo 82% in larga parte è costituito da US Treasury Bills - sono titoli di debito pubblico che hanno scadenza che va da 4 settimane a 1 anno. I rendimenti sono miseri, ma il capitale è pressoché sicuro. Sicuro tanto quanto gli Stati Uniti d’America.
Il 13% è in Money Market Funds, fondi che investono in strumenti altamente liquidi e in genere nei titoli di cui sopra, offrendo anche in questo caso alta sicurezza per il capitale in cambio di rendimenti ridotti. Il 9,6% è in cash e depositi bancari, il 5,5% in REPO. Tutto sommato una composizione molto conservativa del capitale depositato.
Per il resto oltre l’82% di cui sopra, abbiamo il 5% in bond corporate (mediamente più rischiosi delle Treasury Bills) e in metalli preziosi. L'8% è in vece in prestiti con collaterale e il 4% in investimenti altri, compresi token digitali.
Il complesso di questi strumenti garantisce rendite importanti a Tether, tenendo conto dell'enorme capitale su cui può contare.
USDC
Anche USDC ha una pagina che permette di controllare le allocazioni di capitale. I dati che riportiamo sono aggiornati a febbraio 2023. Di 41 miliardi di dollari, 31 sono investiti in titoli di stato statunitensi e il restante è detenuto in cash presso banche americane.
La composizione è ancora più conservativa rispetto a quella di Tether. Anche qui a fronte di capitali importanti si riescono comunque ad ottenere interessi importanti, che animano poi l'intera giostra.
Non ci sono altre modalità di monetizzazione per queste strutture: detengono il denaro che fa da riserva per i token emessi, investono quel denaro in strumenti sicuri e raccolgono i rendimenti di tali titoli. Semplice ma efficace.
Tether contro USDC contro TrueUSD contro tutti
Tutti contro tutti, in una guerra che non fa prigionieri, che non vede alleanze se non quelle di breve periodo per convenienza immediata e che definirà il settore per i prossimi anni.
Tether
È il primo per quantità di circolante - e dunque di riserve - e anche per volumi. È emesso da una controllata di iFinex, società delle Isole Vergini Britanniche, i cui capitali dovrebbero essere almeno in parte presso Deltec, banca bahamiana tra le poche a livello internazionale a offrire certe sponde ai grandi player del settore crypto. Il cash, come abbiamo visto sopra, è però poco importante.
Tether è da sempre lontano dagli USA - sia legalmente che per accordi e settlement - scelta che si è rivelata felice, felicissima, praticamente perfetta.
USDC di Circle
Circle ha una lunga storia, che forse meriterebbe di essere approfondita in un altro speciale. Il suo prodotto più interessante è USDC, uno stablecoin con riserve detenute in diverse banche degli Stati Uniti - cosa che ha sfruttato in diverse operazioni di marketing.
Da un lato i pirati di Tether, dall'altro loro, che tessono buone relazioni con i regolatori e i politici di Washington.
La scelta, contraria a quella di Tether, si è rivelata poco lungimirante. Essere negli Stati Uniti oggi, per il mondo crypto, è un problema più che una soluzione. Un rischio più che un fattore di stabilità.
Binance USD
Sarebbe il caso di parlarne al passato. Anche questo token stable era emesso negli Stati Uniti, con tutti i crismi e i bollini dei regolatori.
Come spesso accade, il cane ha finito per mordere la mano che lo sfamava, e nel giro di poche ore BUSD è passato da alternativa credibile - perché legata ad un grande exchange, il più grande - a Tether e USDC a token moribondo per intervento del regolatore.
Binance però - ricordate che dietro ogni grosso stablecoin c'è sempre un exchange? - non demorde e cerca di accasarsi da TrueUSD, che come vedremo più avanti è anch'esso al centro di diverse storie, elucubrazioni e quel clima di mistero che da sempre circonda il mondo degli stablecoin.
Anche per colpa di una certa stampa che ama ricamare pur mancando di filo e di intuito.
TrueUSD
Lo avremmo tutti dimenticato, se non fosse che Binance ha deciso di virare su questo stablecoin favorendolo sul proprio exchange. Questo in seguito al ban de facto di BUSD alla suo progressivo smantellamento.
Voci di corridoio lo davano vicino a Justin Sun, eclettico e poliedrico escape artist del mondo cripto che non gode esattamente di una buona reputazione tra le diverse community che compongono il variopinto mondo dei token e dei coin.
In molti ci leggono un riavvicinamento tra CZ di Binance e lo stesso Justin Sun. Quel che ci interessa - perché esiste e non è frutto di congetture - è che Binance non ha voluto fare un regalo alla concorrenza favorendo il trading in USDC o Tether. Il primo anzi viene convertito forzosamente. Con il secondo poco si può, perché molto apprezzato dagli investitori.
Gli eserciti minori
Poco interessano: le capitalizzazioni sono basse, i volumi ancora più bassi - e fatti salvi estemporanei progetti di stablecoin algoritmici che continuano a fare gola a tutti, non sono al centro della battaglia. Ne combattono altre, periferiche, che difficilmente cambieranno lo scenario del mondo crypto e Bitcoin. AAVE, DAI e tanti altri hanno già cominciato o stanno per cominciare. Sul fatto che possano insidiare le prime posizioni di cui sopra, continuiamo a nutrire qualche dubbio.
Scegliersi gli amici sbagliati
Un paio di colpi di scena degni di un film hanno cambiato per sempre la narrativa che circondava, fino a qualche settimana fa, il mondo degli stablecoin. E anche qui sarà il caso di fare un breve riassunto per capire di cosa stiamo parlando.
Entrambi i colpi di scena riguardano gli Stati Uniti d'America, certi interessi del regolatore e certi problemi con il settore bancario, che poi sono direttamente derivanti dalla prima questione.
BUSD ucciso dal regolatore
BUSD, lo stablecoin che Paxum emetteva su licenza di Binance non era certamente fonte di preoccupazione per Tether. Forse lo era più per USDC, dopo che Binance ha deciso di convertire automaticamente quest'ultimo e altri token stable di minore importanza in BUSD sulla sua piattaforma.
Una mossa che ha portato tanto nelle casse di Paxum (e indirettamente di Binance?) e che deve aver attirato al tempo stesso certe attenzioni. Attenzioni che poi si sono palesate nell'attacco congiunto da parte di NYDFS - l'entità statale che regola i servizi finanziari a New York - e SEC, l'agenzia federale che controlla i mercati finanziari guidata da Gary Gensler.
Risultato? Nel giro di 48 ore BUSD è stato dichiarato morto, previo rimborso dei denari degli utenti.
E Binance ha deciso una volta per tutte di fare per contro proprio e possibilmente lontano dagli Stati Uniti.
Siamo negli Stati Uniti, ahinoi - USDC rischia l'osso del collo
L'altra storia interessante e che ha cambiato per sempre lo scenario geografico degli stablecoin è quella di USDC e delle sue riserve tenute in parte presso Silicon Valley Bank - banca fallita nel giro di una settimana scarsa - e che prima dell'intervento federale non sarebbe stata in grado di restituire gli oltre 3 miliardi di depositi di USDC a tutela del proprio stablecoin.
Una settimana scarsa che non solo ha affondato una banca di importanti dimensioni, ma che ha anche iniziato a far dubitare della solidità di stablecoin che operano soltanto dagli Stati Uniti.
USDC ha perso l'ancoraggio al dollaro - per poi recuperarlo - ma in termini di volumi e di cap di mercato non sembra abbia alcuna possibilità di ritorno ai fasti di un tempo.
Il regalo di Washington agli stable "canaglia"
Qualcuno - complici anche multe e cause - ha anticipato l'inghippo e ha deciso di collocarsi il più lontano possibile, legalmente, dagli Stati Uniti - dopo i plot twist di cui sopra ha aumentato considerevolmente la sua quota di mercato.
Parliamo di Tether, che grazie a fondatori e al suo frontman Paolo Ardoino parla anche un po' italiano, pur essendo per ovvie ragioni il più lontano possibile anche dallo Stivale.
I dati sono impietosi - almeno per i concorrenti di USDT. Dall'inizio dei problemi per BUSD la capitalizzazione di Tether è cresciuta di oltre 10 miliardi di dollari, per un aumento in due mesi di oltre il 15%.
Nello stesso periodo USDC è passato da 41 miliardi di capitalizzazione a poco più di 30, per una riduzione complessiva di poco meno del 30%. Tanto è costato essersi impegnati negli Stati Uniti, aver seguito le regole, aver scelto banche americane (che invece chiudono le porte al concorrente principale) e averne fatto sempre motivo di vanto.
Parafrasando una celebre pubblicità, verrebbe da dire che stare negli USA ti costa. E il caso di USDC lo conferma ancora una volta.
La questione delle riserve
Tether e Bitfinex, vuoi per qualche problema in passato vuoi perché in posizione dominante sul mercato, si attirano ciclicamente sguardi indiscreti, insulti, indagini barcollanti e meno barcollanti, dubbi sull'effettività delle proprie riserve.
Decine di account Twitter passano le giornate ricordandoci che oggi è sempre l'ultimo giorno per Tether, che prima o poi l'intera baracca salterà e il più grande scam di sempre verrà finalmente sbugiardato.
La situazione delle riserve di Tether potrebbe certamente essere più trasparente, anche se non è chiaro come.
Secondo le ultime informazioni di pubblico dominio, una parte considerevole delle riserve liquide di Tether sono custodite da Deltec, banca bahamiana al centro di diverse storie del mondo crypto, la cui centralità deriva dal fatto di essere una delle poche banche internazionali ad offrire servizi di banking alle società cripto.
Per dare una percezione più concreta di quanto accade in questo mondo, basterà ricordare che parte delle riserve di TrueUSD sono presso una banca dirimpettaia di Deltec, senza che nessuno abbia da ridire a riguardo, dato che non si tratta del token leader del mercato.
Riguardo al non si sa come - è chiaro che una società non quotata, con sede principale alle Isole Vergini Britanniche, con account per necessità in certi paesi non possa inviare un documento a SEC che riporti per filo e per segno i propri movimenti.
La certificazione delle riserve avviene tramite la sede italiana di BDO - importante società di consulenza - e a quanto sembrerebbe una delle poche disposte ad offrire servizi del genere, stando a quanto racconta Paolo Ardoino.
Non abbiamo alcun motivo per non credergli: le big four, le quattro grandi società di consulenza su scala mondiale avrebbero buon gioco a sbugiardarlo con una dichiarazione di due righe - cosa che fino ad oggi non si è mai verificata.
Sparta, Atene, se una piange, l'altra non ride
Il settore stablecoin è cruciale per il funzionamento dei mercati Bitcoin e crypto. Certo, si potrebbe acquistare Bitcoin in contanti, con carta o con bonifico presso un exchange centralizzato - oppure scambiarselo peer to peer con beni e servizi. Questo almeno nel mondo di fantasia che tutti sogniamo come un giorno possibile.
La realtà è che la stragrande maggioranza degli scambio da Dollaro a Bitcoin o crypto avviene tramite stablecoin - principalmente Tether, perché così è comodo farlo presso exchange e scambi di derivati.
Tether e USDC altro non sono che token dal valore stabilmente ancorato a quello del dollaro, hanno standard che gli permettono di essere trasferiti on chain e sono per questo enormemente più funzionali degli euro e o dei dollari che avete in tasca o segnati su qualche database bancario.
Per quanto Bitcoin sopravviverebbe certamente anche alla scomparsa di Tether dalla faccia della terra, difficilmente gli sopravviverebbero quei mercati che sono oggi ancora l'anima principale del settore - almeno per chi guarda più al prezzo che al potenziale rivoluzionario.
Ed è su questi mercati che si giocherà un'altra battaglia fondamentale del settore.
Gli emittenti di stablecoin non si accontenteranno di fare da emittenti di token che valgono 1 dollaro: c'è una fetta di mercato molto più interessante, che è quella degli asset da investimento tokenizzati - e si stanno già muovendo i primi passi.
Ai pirati piacciono i pirati, ma non solo
Quella degli stablecoin è un'epopea affascinante e che in un mondo ideale si meriterebbe almeno un paio di serie su Netflix. È una storia di soldi - e quindi inevitabilmente anche una storia di persone e gruppi di persone.
USDC ha forse il forte della sua truppa tra gli appassionati di protocolli DeFi su rete Ethereum, dove rimane la valuta di riferimento almeno rispetto ai volumi che comanda sugli exchange centralizzati.
La ciurma pronta a morire sulla collina di Tether è certamente più variegata e piratesca. Ai pirati, verrebbe da dire, non possono che piacere i pirati, e Tether gode di una reputazione decisamente migliore anche nella più intransigente delle tribù del comparto, quella dei massimalisti Bitcoin.
PREMESSA: essere massimalisti Bitcoin non vuol dire necessariamente essere strenui difensori di Tether. Statisticamente le sponde sono però favorevoli da quelle parti, senza che questo costituisca, almeno ad avviso di chi vi scrive, pregiudizio sull'integrità di certi appassionati.
Su queste sinergie e convergenze avremo modo di tornare in altri speciali che dedicheremo al mondo degli stablecoin, perché oltre la sintonia tra pirati dei Caraibi c'è altro di meritevole di discussione.
Terrorismo, pedofilia, evasione e riciclaggio di denaro
Parafrasando un noto politico italiano, potremmo dire che gli stablecoin sono stati accusati di tutto, tranne che di aver causato le guerre puniche.
In realtà le accuse mosse agli stablecoin sono le stesse mosse al mondo cripto: favorirebbero le peggiori iatture del mondo moderno come scambio di materiale pedopornografico, finanziamento del terrorismo, riciclaggio di denaro e evasione fiscale.
Non è così - e basterebbe guardare un po’ e basterebbe guardare un po’ sotto la superficie per capire come funzionano.
Tutti i principali stablecoin collaborano con le autorità
Tether non ne ha mai fatto mistero. Circle/USDC ne fa un vanto. I due principali stablecoin collaborano attivamente con le autorità, nel caso in cui le richieste siano fondate.
Come collaborano?
Altra questione di cui non hanno fatto mai mistero né Tether né USDC: su richiesta possono bloccare determinati wallet. Questi non potranno più interagire con gli stablecoin e saranno di fatto congelati.
Dato che le riserve sono in possesso delle rispettive società, questo vuol dire indirettamente avocare a se stesse quanto bloccato, sempre secondo procedure che poi dovranno essere concordate con le autorità.
Date queste possibilità tecniche - che anche Tether ha usato almeno 872 volte - è facile capire come le turbe su riciclaggio o peggio traffico di materiale pedo-pornografico siano in realtà specchietti per le allodole animati da una più ampia volontà di attacco dell'intero comparto crypto.
Europa e USA alla carica: ma il mercato ha già parlato
Sia il complesso del MiCA, recentemente battezzato in Europa con ampissime maggioranze sia future regolamentazioni USA puntano a rendere più sicuri gli stablecoin. Non è chiaro quali saranno le modalità, non è chiaro quale sia il vero intento, sta di fatto però che il mercato ha già parlato.
Lo stablecoin che opera da giurisdizione che sono l'incubo di Europa e USA è stato scelto con il voto più importante che gli investitori hanno, quello del vil denaro.
Se gli Stati Uniti vengono percepiti come giurisdizione maggiormente rischiosa e se a nessuno o quasi verrebbe in mente di gestire società con stablecoin dall'Europa crediamo che la risposta l'abbiano già data i fatti.
Tante altre questioni aperte
Questo primo approfondimento sul mondo stablecoin altro non è che un'infarinatura generale sul tema.
Torneremo su altre questioni, più approfondite che riguarderanno le riserve degli stessi stablecoin, il loro comportamento di concerto con regolatori e polizie di tutto il mondo e l'effettivo spazio che lasciano ad attori poco onesti.
E dovremo anche parlare della convergenza di intenti e di sentimenti tra Tether e una parte importante dell'universo maxi.
C'entra certamente lo spirito forse un po' piratesco che evocano certe giurisdizioni, così come c'entrano certamente altri fatti che sono sotto gli occhi di tutti, ma dei quali nessuno sembra voglia parlare.
Follow the money, dicevano i vecchi giornalisti. Noi lo abbiamo fatto - e vi racconteremo di certi flussi di denaro, legali e legittimi, che forse hanno contribuito a creare certe opinioni tra certi appassionati. Niente di losco, niente di scabroso: semplicemente la forza dei fatti.