ETF Ethereum: la rivoluzione per $ETH (e per il settore crypto alt)
Arriva l'S-1 di BlackRock, in realtà già previsto e parte la corsa dei grandi gestori per il territorio oltre Bitcoin
Caro investitore,
Il sogno massimalista di vedere solo Bitcoin riconosciuto come asset degli asset e dunque degno di attenzione da parte di BlackRock è svanito.
Il più grande gestore di fondi del mondo ha infatti in programma anche un ETF su Ethereum, che dovrebbe avere lo stesso funzionamento di quello di Bitcoin, fermo restando che dovrà attraversare un lungo e complicato percorso di approvazione.
Si è così carichi sugli ETF che ha trovato spazio anche uno scherzo che costerà, a chi è coinvolto, tanti anni di galera. Qualche buontempone ha infatti registrato un trust a nome di BlackRock per un ETF Ripple, salvo poi farsi beccare.
Anche Ethereum avrà il suo ETF di BlackRock
Anche Ethereum è un asset che è una fuga verso la qualità? Tutto quello che Larry Fink, CEO di BlackRock, ha detto di buono su Bitcoin varrà anche per Ethereum? Torniamo un attimo indietro.
Il 15 giugno BlackRock ha inviato la sua richiesta di approvazione per un ETF Bitcoin Spot. Da quel momento in avanti è stato un autentico profluvio di complimenti per Bitcoin da parte del CEO del più importante gestore del mondo.
Lo ha definito flight to quality, ovvero fuga verso la qualità in un mondo finanziario che non sa più che pesci prendere. In molti, a questo punto sbagliandosi, avevano ritenuto l'impegno verbale di Larry Fink una sorta di dichiarazione d'amore per Bitcoin.
L'assenza, almeno fino a poco più di una settimana fa, di anche soltanto la possibilità di avere un ETF su altre criptovalute aveva dato il via a letture certamente fantasiose: solo Bitcoin ne sarebbe stato degno, Larry Fink sarebbe stato fulminato sulla via di Damasco e sarebbe diventato un Bitcoiner quasi scalmanato.
A quanto pare le cose non stanno così, e ne abbiamo parlato anche in uno space su X / Twitter, che puoi ascoltare qui.
Il punto è semplice: BlackRock vende prodotti finanziari e qualunque prodotto finanziario gli permetta di incassare (laute) commissioni è più che utile alla causa, che si tratti di Bitcoin o dell'ultima delle criptovalute. Il discorso di BlackRock dipenderà esclusivamente sulla liquidità.
Il caso Ripple costerà tanti anni di galera ai soggetti coinvolti
Sempre a tema BlackRock e sempre a tema ETF. In settimana qualche buontempone ha deciso di registrare una società dal nome evocativo iShares XRP Trust. Si tratta dello schema utilizzato da BlackRock per dare nome a Trust che poi vengono utilizzati come società di gestione di ogni ETF. La notizia ha fatto rapidamente il giro del web e anche su Criptovaluta.it non abbiamo potuto fare altro che riportarla.
Cos'è successo? Il Delaware ha una procedura relativamente libera per registrare società. Ci si può rivolgere a un intermediario e nel giro di poche ore o di pochi giorni avere una società già iscritta nel registro.
La procedura prevede una verifica, a quanto pare blanda, dell'identità di chi ha registrato la società. Si tratta di una procedura che questa volta però sembrerebbe aver fallito.
Dato che la registrazione di queste società è sempre o quasi propedeutica alla registrazione di ETF, Ripple non ha potuto fare altro che guadagnare il 10% nel giro di pochi minuti, gain poi rientrato una volta che è arrivata la smentita da parte di BlackRock.
Il tema rimane di quelli interessanti però per un altro motivo: mai c'era stata un'attenzione simile a questo tipo di mosse. Mai nessuno aveva guardato con grande attenzione a questa o quella registrazione.
Il mondo crypto, sembra evidente, è diverso. E questo non è detto che piaccia necessariamente a SEC. Riteniamo però che sia assurdo imputare alle crypto la manipolabilità tramite fake news. È qualcosa che succede anche sui mercati tradizionali e che non dice nulla sulla natura del mercato stesso.
Che fine faranno i miner? L'halving comincia a pressare
Ci sono diverse questioni che riguardano i miner e che meriterebbero approfondimento, cosa che faremo certamente in uno dei prossimi numeri del Magazine, per gli abbonati.
La questione più importante, il cosiddetto elefante nella stanza è l'halving (leggi qui il nostro speciale). Da circa aprile 2024 i blocchi di Bitcoin offriranno la metà delle ricompense rispetto a oggi, il che vuol dire, a parità di prezzo di Bitcoin, metà degli introiti per i miner.
Ci sono diverse questioni di cui discutere: i miner, in primo luogo, sono già in condizioni finanziarie non ottimali e anche chi è messo meglio è in perdita. L'arrivo di una riduzione delle ricompense a parità di sforzo (e costo) richiesto peserà ulteriormente sulle casse già in parte sgangherate del mondo dei miner.
La seconda questione è che - almeno secondo le voci che girano - tutti o quasi i miner si aspettano una forte riduzione dell'hashrate. In altre parole, tante macchine che non sono più profittevoli verrano sganciate.
Il punto è che - anche questa è una voce di corridoio - nessuno crede che sarà lui a staccare le macchine.
Per il particolare funzionamento del mining e dell'aggiustamento della difficoltà, la riduzione dell'hashrate aiuterà almeno in parte i miner a far fronte al nuovo ciclo: difficoltà più bassa vuol dire, in media, più Bitcoin a parità di hashrate conferito. Fare però i conti oggi è difficile, molto difficile. E dovremo tornarci.
La Germania è sempre la Germania
La Germania sta vivendo un momento di enorme difficoltà sul piano finanziario e economico. Tuttavia sul fronte crypto rimane il paese più all'avanguardia in Europa, fatta eccezione per la Svizzera.
Poche ore fa Commerzbank ha annunciato l'ottenimento della licenza per la custodia di criptovalute. È la prima banca di queste dimensioni e ha comunicato la decisione tramite parole piuttosto entusiastiche del suo CEO.
In Italia siamo ancora in alto, anzi in altissimo mare. Mancano regole chiare anche soltanto per pensare di poter offrire certi servizi. Licenze? Non ne ha parlato ancora nessuno.
E il gap con gli altri paesi aumenta. Non ci si poteva aspettare da chi però ha avuto maggiore premura per la produzione di un complesso di regole fiscali che nessuno fino a oggi ha capito. Ancora una volta, chi vorrà fare affari, farà forse meglio a fare i bagagli e a andare altrove.