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ChatGPT, crypto e Bitcoin: Morire "grazie" alle REGOLE...
Authority e regolatori hanno una cassetta degli attrezzi molto fornita, ma non sempre degli strumenti giusti. L'importante però è picchiare dove serve. L'eterna lotta tra il primato del mercato e...
Dagli exchange di criptovalute fino all’intelligenza artificiale, dai metodi di pagamento al risparmio: gli anni ‘20 del duemila passeranno alla storia come il decennio delle regole. O meglio, dei regolatori che operano, che non passano dai parlamenti, che possono piegare ogni codicillo - tanto della logica quanto della legge - per colpire questa o quella fonte di preoccupazione.
Dal controllo di ogni angolo della strada a quello di ogni transazione. Dal vecchio divieto di esportare crittografia al nuovo di utilizzare servizi di intelligenza artificiale. La risposta alla domanda che nessuno ha fatto è sempre la stessa: vi stiamo proteggendo da voi stessi. E da non meglio precisati cattivi dai quali nessuno ha mai chiesto di essere salvato.
La regola sono io
Tra intelligenze artificiali - vedi ChatGPT - pronte a far fuori l’umanità e regolatori che diventano essi stessi regola, sembra quasi di vivere all’incrocio tra Dredd e Blade Runner. L’ultimo intervento a gamba tesa di un regolatore italiano - il Garante della Privacy - pare stia pronto a fare scuola anche all’estero.
Il dubbio che viene a noi del mondo Bitcoin e crypto è che le regole, come la stampa di denaro, siano di quelle droghe che una volta assaggiate finiscono per diventare indispensabili.
Prima di chiudere la pagina e di bollarci come delinquenti insofferenti alle regole, pazientate qualche minuto. Perché c’è una traccia, che è poi lo spirito del nostro tempo, e quella traccia ci ricorda che il potere di regolare è anche e soprattutto il potere di distruggere.
La partita che si sta giocando non è soltanto quella tra istituzioni democratiche e capitani di ventura del capitalismo più spinto, ma anche quella tra chi deve difendere il suo feudo dall’arrivo dei marziani. Che poi questi marziani portino con sé intelligenza artificiale o crypto-denari poco importa.
Arbitro e arbitrio
Noi che arriviamo dal promontorio dei secoli della timechain ripetiamo che code is law, e cioè che il codice è legge, sottintendendo che di vie per scappare dall’esecuzione automatica di una macchina ce ne sono poche.
Le regole di chi vive sul pianeta Terra, nel mondo fatto di carne, sangue e ossa, sono diverse. Chi deve applicarle è umano quanto noi e il sospetto che ogni tanto provi a piegarle per scopi politici, personali, psicologici e anche psichiatrici, c’è. È un sospetto che abbiamo maturato seguendo alcuni casi del mondo bancario, di quello crypto e anche, ciliegina sulla torta, di quello di ChatGPT.
Cos’è successo a Signature Bank?
Signature Bank era una delle poche banche degli USA a offrire servizi bancari avanzati agli intermediario crypto. Nella piccolissima finestra tra la chiusura di Silicon Valley Bank e l’avvio di un piano di salvataggio per tutto il sistema bancario, i regolatori sono piombati negli uffici della banca e hanno imposto il passaggio di mano.
Una finestra piccola, che poi si è riaperta quando gli asset della banca sono stati messi in vendita. Già comprati, ma la divisione crypto, pur ampiamente remunerativa, ne è rimasta inspiegabilmente fuori.
SEC, gli ascensori e Do Kwon
Do Kwon è stato beccato in Montenegro. Lo hanno fermato con un passaporto falso (che è una violazione evidente delle regole) e si farà qualche mese di carcere a Pogdorica prima di prendere la via di Seul, o quella di Washington.
E non vogliamo metterlo in galera un delinquente di tale calibro? Ok, ma in pochi ricordano che i bisticci con SEC erano cominciati già nel 2021. L’agenzia gli consegnò una subpoena, che poi è un obbligo a collaborare in quel caso, beccandolo all’uscita di un’ascensore durante la Messari Crypto Conference.
Di cosa lo accusava SEC? Di aver prodotto azioni sintetiche con il protocollo Mirror. Do Kwon era in America per fatti propri, ma a quanto pare qualunque tipo di viaggio negli USA implica il sottomettersi alle regole di SEC.
Altro fatto curioso? Do Kwon accettò, tramite i suoi avvocati, di parlare con SEC, a patto che quanto rivelato non avrebbe costituito materiale per future accuse. Indovinate un po’ com’ è andata a finire?
Binance e le accuse senza vittime
Se siete rimasti indietro sulla questione Binance negli USA, il precedente numero di Criptovaluta.it® Magazine racconta le accuse di CFTC per filo e per segno.
Tutto corretto, tutto giusto e tutto preoccupante. Il regolatore del mercato dei derivati USA rivendica giurisdizione su certi prodotti che CZ avrebbe venduto a entità, società e privati americani.
Poco conta che tali americani si fossero attrezzati il più delle volte con società estere proprio per portare certi scambi - senza che nessuno dei coinvolti si lamentasse - fuori dalla giurisdizione.
In altre parole, per quanto CFTC si sbracci per ricordarci che è qui per difendere Mario Rossi, il metalmeccanico che ha perso tutto con le cripto, di tale Mario non vi è traccia nella denuncia,
Né vi è traccia di Mario nei tribunali civili e penali degli USA, fatta salva una class action da parte di studi legali che campano di tali iniziative a rimorchio dei regolatori USA.
Secondo un recente articolo di Bloomberg le società che avrebbero fatto affari con Binance sono Jane Street, Tower Research Capital e Radix Trading. Non esattamente degli sprovveduti da proteggere.
FTX aveva violato tutte le regole del mondo, ma entrata e usciva da certi uffici…
Se diciamo FTX la vostra mente correrà al 10 novembre 2022, giorno della prematura dipartita dell’exchange più funambolico di sempre. Peccato che un evento di questa portata ci abbia fatto dimenticare tutto quanto avvenuto prima di quella data.
FTX aveva in mente di rivoluzionare il mercato dei futures negli USA, di eliminare certi intermediari e di scornarsi con il Chicago Mercantile Exchange. Tutto ok se fosse rimasta, la cosa, una delle tante fantasie di Sam Bankman-Fried.
Peccato che però di sponde politiche ne avesse diverse, alcune delle quali poi pronte a metterlo in stato d’accusa davanti alle rilevanti Commissioni del Congresso.
ChatGPT: via dall’Italia
Capiamo chi troverà l'incresciosa situazione di ChatGPT in Italia poco collegata con quanto visto sopra. In verità però lo spirito del tempo è più globale che mai e certe dichiarazioni delle Authority nostrane ci aiutano a capire cosa sia diventata la legge, o meglio, in cosa stiano cercando di trasformarla.
Se nel mondo ideale sarebbe l’enunciazione di ciò che è proibito fare, con conseguente pena, nel mondo reale si parla apertamente di strumento per arrivare a certi risultati.
Questo quando a usarla è il monopolista della giustizia che da tali leggi dovrebbe essere anche limitato nell’azione.
Oppure non possiamo e, forse, per quanto impopolare possa apparire, non ha più senso provare a orientare il progresso in una direzione che rispetti di più la libertà di autoderminazione del singolo, i suoi diritti e le sue libertà personali, la dignità della persona? Sono davvero istanze inconciliabili? Davvero difendere questi diritti e queste libertà significa scendere o, addirittura, far scendere un’intera nazione dal treno del futuro?
A parlare è Guido Scorza, che dell’authority Garante della Privacy fa parte. L’oste trova il vino che serve buonissimo, ma su questo torneremo più avanti. E, chiaro, vorrebbe orientare il progresso per proteggervi.
Nel mondo “crypto” la partita che si sta giocando è più grande di quanto pensiate
Non lo abbiamo scoperto noi e non lo abbiamo scoperto oggi. Sarà però uno dei fili conduttori che ci accompagnerà in questo percorso con Criptovaluta.it® Magazine.
Se solo riuscissimo a far sedimentare la polvere delle dichiarazioni al fulmicotone, dei meme, dei rumors e dei prezzi, diventerebbe evidente a tutti che tipo di partita si sta giocando in America e dunque in tutto il mondo che conta.
Tanti progetti cripto vogliono creare canali finanziari alternativi
Non parliamo di quanto vuole fare Bitcoin. C’è molto altro: da chi ha provato a creare azioni sintetiche (Do Kwon) salvo poi trovarsi con un appello consegnato da SEC all’uscita di un ascensore, passando per Bitfinex che non nasconde di voler creare mercati on chain di titoli di debito statali e non.
C’è chi offre prodotti di risparmio (anche se non possiamo chiamarli così) e ha anche provato a vendere in Europa azioni tokenizzate come Binance, con tanto di appoggio da società finanziarie registrate e con licenza.
C’è chi parla di aprire divisioni estere per vendere derivati sulle cripto, come l’altrettanto regolato Coinbase. L’idea è frullata in testa a molti: per ora sono tutte finite nel sangue delle carte. E in alcuni casi nelle galere.
Creare moneta, contratti e derivati. E magari scambiarseli senza intermediario?
Le più importanti agenzie di regolamentazione, vedi SEC, sono nate in seguito a momenti particolari per i mercati, come la Grande Depressione e il proliferare di offerte finanziarie truffaldine.
Questa almeno è la storia scritta dai vincitori - e cioè che un controllo pedissequo e capillare di qualunque tipo di transazione finanziaria sia necessario per proteggere dei poveri sprovveduti. Probabilmente è così - ed è uno degli effetti di tali regolamentazioni.
Per chi si limita a questo tipo di effetto, il controllo di SEC dentro e fuori dagli USA non è solo giusto, ma auspicabile.
Bitcoin prima con l’emissione monetaria, il resto di qualche sparuto progetto degno di nota nel mondo DeFi dopo hanno però lanciato una sfida a due monopoli necessari per il regolatore e per il governo: da un lato la possibilità di battere moneta e di sequestrarla, dall’altro la possibilità di punire chiunque non operi attraverso i mercati designati.
La sfida a questo monopolio è stata lanciata - e ciascuno la combatterà con gli strumenti che ha a disposizione.
Tutto ciò che si muove tocca prima o poi gli Stati Uniti, e quindi è interesse dei suoi regolatori
È un potere che ha dei costi, ma anche degli importanti benefici. Basta un tuono da Washington per terrorizzare anche giurisdizioni lontane. Un esempio? Oggi AFS, l’autorità australiana, ha citato CFTC nella notizia sulla cancellazione della licenza derivati per Binance.
La questione è stata spiegata in modo chiaro anche da Matt Levine di Bloomberg, che ha scritto a chiare lettere che è in corso una guerra per il potere potere e che CFTC sta tagliando l’accesso di Binance, il più rappresentativo del settore.
Una volta compresa quale sia la partita, è più facile capire anche il perché di certe azioni, denunce e plateali invasioni di campo.
Per il bene di chi?
Senza trasformare questa terza uscita manifesto del Magazine di Criptovaluta.it® in un trattatello politico, lasciateci ricordare a tutti per quale motivo nacquero le prime costituzioni. Nacquero per porre un limite alle ingerenze del potere organizzato, un limite all’agire dello stato e delle burocrazie permanenti, un limite alle decisioni pubbliche su questioni squisitamente private.
Un piccolo nucleo di illuminati sembrava essere al corrente di una verità inoppugnabile: l’eccessiva libertà del potere si trasforma in poco tempo in tirannia. E ogni tirannia della storia si è proposta come salvifica e necessaria per la difesa dei più deboli. Per la costituzione di un ordine che mettesse tutti al riparo.
Le storie che abbiamo raccontato oggi, che abbiamo raccontato negli altri numeri del Magazine e che continueremo a raccontare parlano però di altro. Parlano anche di una lotta per il potere che, secondo i regolatori, si potrebbe combattere soltanto dopo aver chiesto il permesso. Un permesso che Do Kwon, Justin Sun e tanti altri non hanno chiesto.
Un permesso, per chi avesse qualche problema a schierarsi dalla parte di delinquenti conclamati come il Kwon, che non ha chiesto neanche Bitcoin. E che mai avrebbe potuto chiedere senza diventare qualcosa di estremamente diverso da se stesso.
Il movimento, se così vogliamo chiamarlo, sarà anche un raccogliersi e promuovere un ritorno alla piena capacità degli adulti. Una piena capacità che vuol dire prendersi cura dei propri affari, a partire dalla custodia dei propri asset, senza ingerenze di terzi. Questo vale anche nel caso in cui suddetti terzi dovessero proporsi come salvatori della Patria e dei risparmi.
Costerà qualche truffa? Costerà la perdita di capitale qualcuno che ha “investito” in modo poco oculato? Creerà qualche occasione per i furbi e molte meno per i fessi? La libertà ha un costo - e l’enorme potenza di fuoco degli stati moderni sarebbe forse meglio orientata nello spiegare come funzionano certi meccanismi, cosa c’è in ballo e cosa si rischia, invece che a delimitare il recinto entro il quale possono fare quello che vogliono, che poi è un recinto che abbraccia tutto il mondo.
Scavalcare il recinto dell’asilo…
Mentre le banche operano a leva, hanno in cassa una percentuale irrisoria dei depositi e si producono in investimenti allegri (con tanto di paracadute pubblico) a voi vorrebbero imporre le forbici con la punta arrotondata. Proibizioni qui, proibizioni lì, obblighi di registrazione (e chiaramente di KYC), occhio vigile sui vostri fondi (prima che sulla vostra sicurezza).
E se fosse un bluff? E se vi stessero imponendo di vivere nell’asilo virtuale affinché il gioco degli adulti, quello più redditizio, rimanga affare delle burocrazie permanenti? E chi stiamo proteggendo dalle risposte sbagliate di un bot? Ma siamo proprio sicuri? Noi no. Ed è anche per questo che è nato il Magazine di Criptovaluta.it®.