Vogliono prendersi tutto il mondo crypto
La carica degli istituzionali attacca il mercato: accumulo fuori fase di Bitcoin, assalto agli exchange. Siamo alla svolta per il mercato?
Caro investitore,
Sappiamo che sei stanco delle solite analisi rialziste da parte dei gestori di fondi, che ormai hanno un piede e mezzo nel mondo di Bitcoin e Ethereum.
E ne hai ben donde: sparare previsioni non costa nulla. E si ha più di un interesse diretto a rappresentare situazioni bullish quando devi vendere quote del tuo fondo.
Tuttavia in settimana - e più nello specifico nelle ultime ore - sono arrivate notizie di enorme importanza sul mercato crypto, in particolare in termini di attenzioni da parte del mondo istituzionale. Si parla di ETF, con quelli di ETF che sono tornati a ruggire, e anche di acquisizioni milionarie che segnalano che almeno ai piani alti ci si aspetti un nuovo BULL MARKET.
Robinhood: al via acquisizione di Bitstamp da 200 milioni di dollari
Robinhood è forse il gruppo più incredibile venuto fuori dalla rivoluzione degli investimenti via App. Ha una clientela vasta, propone tutti i principali asset ad un pubblico che altrimenti avrebbe difficoltà di accesso ai mercati - e timidamente si occupa anche di crypto.
Non sarà forse il migliore per operare in questo comparto, ma ha da tempo promesso di voler fare tanto di più.
Alle promesse, almeno da queste parti, non si crede. Si crede però agli impegni fattivi che mettono un mucchio di soldi sul tavolo. È notizia di poche ore fa - circa l'ora di pranzo di giovedì 6 giugno - la proposta di acquisto di Robinhood per Bitstamp, un exchange che è una vecchia gloria del mercato e che è un po' un nobile caduto in disgrazia.
L'offerta è di 200 milioni di dollari e con ogni probabilità verrà accettata, per quanto manchi ancora l'ok definitivo.
Perché dovrebbe interessare qualcuno oltre gli azionisti di Robinhood? Perché c'è una convinzione netta alla base di questi movimenti, convinzione che non è libera, ma che ha richiesto 200 milioni di dollari da mettere sul tavolo.
Il mercato crypto e Bitcoin ha un futuro, ha un futuro roseo, e tutti ne vogliono una fetta. Prova di questo è stato il lancio degli ETF - che pure hanno dei costi politici e monetari per i gestori - e prova di questo è anche il recente tentativo di acquisizione targato Robinhood.
In realtà di movimenti di questo tipo ne arriveranno degli altri, con diversi che sono in dirittura d'arrivo e che analizzeremo insieme quando potranno essere rivelati. Per ora il segnale è più bullish che si può.
ETF Bitcoin: la seconda giovinezza
È estremamente strano, per non dire impossibile, che degli ETF abbiano una seconda ondata di grandi afflussi a 5 mesi dal lancio. Almeno dai nostri annali non risulta alcuna situazione di questo tipo, così come non risulta mai in quelli della finanza tradizionale.
È però questo quanto sta accadendo nel mondo degli ETF Bitcoin: 17 giorni di seguito di inflow, ovvero di capitale in entrata maggiore di quello in uscita, con gli ultimi due giorni che insieme hanno totalizzato circa 1,3 miliardi.
Sono cifre spaventose sia per degli ETF, sia invece per una asset class fondamentalmente nuova per i mercati finanziari classici.
Il nostro sospetto - che abbiamo esplicitato qui - è che stiano arrivando diversi big player, di quelli che anche Bitwise aveva anticipato.
Che siano grandi o piccoli però, rimane la cifra distintiva: a 5 mesi dal lancio questi prodotti sono tornati a incamerare cifre impossibili per il mercato tradizionale.
Che tipo di segno è? È il segno di un interesse importante da parte anche dei cosiddetti smart money, quelli che si muovono a colpo sicuro o quasi.
Gary Gensler alla griglia in TV
Gary Gensler è il grande sconfitto di questo ciclo. E purtroppo per lui in settimana è dovuto comparire da CNBC, dove è stato stuzzicato di nuovo sul tema crypto.
Non parla più di security, ma attacca gli exchange, che fanno cose - dice testualmente - che mai permetteremmo al NYSE (la borsa classica di New York). In parte ha certamente ragione: gli exchange si sono mossi nell'anarchia più totale per anni.
Dall'altro lato però evita di dire che parte dell'anarchia attuale è responsabilità di SEC - che non ha fatto nulla per creare un canale di normalizzazione per gli operatori del settore, molti dei quali hanno inutilmente cercato colloqui con SEC, salvo poi vedersi recapitare delle citazioni in giudizio.
A nostro avviso - e con questo chiudiamo il numero di questa settimana del Magazine - la situazione non cambierà radicalmente prima di vedere un nuovo commissario in SEC. Cosa che sarà rimandata, nel caso, al post elezioni negli USA e dopo l'insediamento del (nuovo?) presidente a gennaio 2025.