Tutte le bugie che ti raccontano su Bitcoin
Una guida per i colleghi dei grandi giornali, che continuano a prendere cantonate su Bitcoin.
Cari colleghi dell’informazione,
Sì, il numero di oggi del nostro Magazine non è dedicato agli investitori. O meglio, è dedicato agli investitori ma solo in via indiretta.
Quando si vuole investire su un asset, che sia risparmio o speculazione, bisogna conoscerlo. Ancora più importante riconoscere le bugie che vengono proposte periodicamente dalla stampa mainstream.
Ok, Bitcoin ha un funzionamento sotto il cofano non banale e non intuitivo. È vero anche però che non mancano fonti di informazione precise e dettagliate.
Per i più pigri - e sappiamo che ce ne sono tanti tra i colleghi della stampa tradizionale - abbiamo preparato un numero che affronta le questioni che più di frequente non vengono comprese. In modo facile, per tutti, anche per chi è costretto a scrivere di Bitcoin senza essere granché interessato.
L’emissione di Bitcoin è prevedibile
Ogni blocco che viene aggiunto alla blockchain di Bitcoin include una transazione particolare. Assegna a chi ha minato il blocco un determinato quantitativo di Bitcoin.
Il ragionamento dietro questo funzionamento è semplice: dato che per minare un blocco serve un impegno importante in energia e apparecchiature, ci deve essere un meccanismo di ricompensa.
I miner che minano il blocco ricevono pertanto sia le commissioni pagate dalle transazioni, sia questi Bitcoin di nuova creazione.
Ci sono altre caratteristiche interessanti dell’emissione di nuovi Bitcoin tramite nuovi blocchi. Periodicamente - ogni circa 4 anni - la quantità di Bitcoin di nuovo conio per ogni blocco viene dimezzata.
L’emissione di nuovi Bitcoin è dunque prevedibile - ogni 210.000 blocchi / circa 4 anni viene dimezzata - e non può essere alterata da nessuno. È scritto nel codice, nessuno può permettersi di fare diversamente, a meno di proporre una versione alternativa di Bitcoin che funziona diversamente.
IMPORTANTE: se c’è più domanda di Bitcoin sul mercato NON SI PUÒ COMUNQUE AUMENTARNE LA PRODUZIONE. In questo senso Bitcoin è anche diverso dall’oro. Nel caso dell’oro, all’aumentare del prezzo, si possono riattivare miniere meno convenienti e riportare il mercato in equilibrio. Nel caso di Bitcoin, no.
Il mining è una forza positiva per le rinnovabili
Il mining Bitcoin è un processo svolto oggi in larga parte a livello industriale. Sono necessari ingenti capitali, con i costi operativi che sono in larghissima parte dovuti al consumo energetico.
Sì, è assolutamente vero che il mining Bitcoin consuma quantità importanti di energia elettrica.
Sì, è assolutamente vero che si può e si deve fare di più fino a quando quell’energia elettrica non sarà tutta prodotta da fonti rinnovabili.
No, fare i conti con consuma come i Paesi Bassi o l’Oman, non è una cosa intelligente, non fa fare bella figura a chi scrive, soprattutto se lavora per giornali blasonati.
C’è tanto da raccontare sul mining Bitcoin. Dalle aziende italiane che recuperano vecchie centrali idro-elettriche ai tanti posti nel mondo dove grazie al mining si può rendere conveniente la produzione di energia da fonti rinnovabili dove non sarebbe altrimenti conveniente.
Non sono casi di nicchia: il web è pieno di queste storie. O basti guardare cosa avviene in Texas quando c’è bisogno… di energia.
No, più transazioni non vuol dire più energia
L’arrivo degli ETF ha prodotto una fesseria oggettivamente oltre. Gli ETF comprano Bitcoin, quindi fanno transazioni su Bitcoin, quindi favoriscono l’inquinamento.
No, non funziona così. I miner continuano a produrre blocchi a prescindere da quante transazioni siano in coda. E non aumentano il consumo di energia perché ci sono… più transazioni.
Bitcoin ha inoltre un funzionamento particolare per quanto riguarda le tempistiche con le quali vengono prodotti i blocchi. Ma dobbiamo fare un breve passo indietro.
I miner, per “risolvere” un blocco, devono risolvere un problema matematico che richiede un enorme numero di tentativi. Il primo che trova una soluzione, può rivendicare il diritto ad attaccare alla fine della blockchain il nuovo blocco.
Immaginalo come se fosse un registro di transazioni: i miner competono per per avere il diritto a scrivere l’ultima pagina di quel registro. E competono perché chi ha diritto a scrivere l’ultima pagina del registro si porta a casa sia i Bitcoin di nuova emissione (vedi il primo punto di questo approfondimento).
Bitcoin è anche un formidabile orologio però: il sistema funziona per avere un nuovo blocco ogni 10 minuti. E come ottiene questo risultato? Lo ottiene modificando la difficoltà del problema da risolvere.
Se nelle due settimane precedenti i blocchi sono stati prodotti troppo rapidamente, allora il protocollo aumenta la difficoltà in automatico. E viceversa. È l’adeguamento della difficoltà che impedisce ai miner di “fare blocchi più velocemente” soltanto perché vorrebbero guadagnare di più. La correlazione tra “tante transazioni” e “miner che si impegnano di più” anche in termini energetici non ha senso.
La fine del sogno di Bitcoin
L’arrivo degli ETF Bitcoin ha solleticato le fantasie di dominio di una parte di stampa che, lo ripetiamo, non ha capito come funziona Bitcoin. A destra e a manca si è parlato di fine del sogno, di fine dell’indipendenza per Bitcoin, ora che ci sono i grandi e grossi della finanza tradizionale. Tutto questo non è vero.
Il funzionamento del network di Bitcoin non dipende dalla presenza dei fondi
Poco sopra abbiamo visto come funziona Bitcoin, anche se a grandi linee. Per autorizzare una transazione bisogna firmare con la propria chiave privata. La transazione viene poi inclusa dai miner nei blocchi. Che la transazione sia di BlackRock, del governo degli Stati Uniti o dell’Uomo Tigre, non vi è alcun modo per aggirare queste regole.
Possedere Bitcoin non attribuisce più diritti
Avere una quantità importante di Bitcoin - immaginiamo sarà questo il caso degli ETF - non attribuirà maggiori diritti. Che si abbiano 100 satoshi (l’unità minima di Bitcoin appunto, il satoshi) o 100.000 Bitcoin, si hanno esattamente gli stessi diritti. In Bitcoin non si vota così.
Potrà impattare sul valore?
Possibile. Ma chi parla di manipolazioni da parte dei grandi ETF, facendolo tralaltro dal pulpito di giornali che invece ritengono i mercati tradizionali qualcosa da difendere, non ha capito neanche come funzionano gli ETF.
Gli ETF non hanno una gestione attiva: in altre parole non saranno BlackRock e gli altri a decidere quando vendere, ma la domanda e l’offerta per l’ETF stesso.
Grayscale ne ha centinaia di migliaia da anni
Sembra tra le altre cose che tutti si siano svegliati ora, ignorando che Grayscale ha oltre 600.000 Bitcoin in cassa da anni. E che queste detenzioni non gli hanno offerto alcun potere magico su Bitcoin.
Sì, anche se dovessero arrivare i più grandi, Bitcoin funzionerà come sempre. Come d’altronde sta continuando a fare. E chi afferma il contrario, o è poco informato, o vuole guadagnare qualche click con il motore più potente di tutti, quello della paura.