Le grandi aziende USA vogliono tutte la blockchain
Blockchain per il 56% delle aziende di Fortune 500. E tante altre vogliono... entrare
Caro investitore,
Un recente report di Coinbase descrive una situazione generale, per il mondo crypto, molto più rosea di quanto ci saremmo aspettati. Non è, una volta tanto, questione di prezzi. C'entra l'adozione, che sta procedendo spedita.
Cresce la tokenizzazione degli asset, cresce l'impegno delle grandi aziende, con il 56% delle aziende nella classifica Fortune 500 che stanno organizzando o hanno già organizzato progetti onchain.
Questo nonostante il prezzo, dopo la grande corsa nella prima parte del 2024, sia fondamentalmente statico. Sono segnali forti, che si sommano a quelli degli ETF e a quelli dei fondi tokenizzati da parte dei principali intermediari finanziari al mondo. È un buon momento per essere nelle crypto, e ti spieghiamo oggi, con l'aiuto del report di Coinbase, perché.
Il report di Coinbase: il top delle aziende americane è già nel mondo onchain
Il report si apre con quello che dovrebbe interessare di più agli investitori, ovvero i numeri. 39% in più di progetti da parte delle aziende Fortune 100. 56% delle aziende Fortune 500 che operano già onchain. +1.000% per il valore degli asset tokenizzati. 53% delle piccole attività che preferiscono chi bazzica in questo mondo.
Sono i numeri di una rivoluzione in atto che forse non è stata ancora rappresentata dal prezzo.
Sono i numeri di una rivoluzione però che potrebbe non essere dominata dagli Stati Uniti: nel report di Coinbase si legge infatti di una perdita di share di mercato da parte degli USA di 14 punti, numeri importanti che sono il segnale chiaro di cosa succede quando si cerca di perseguitare il sistema crypto per le vie legali.
Il tema è fortemente politico: con le elezioni presidenziali che si terranno
il prossimo novembre e con Donald Trump e Joe Biden che hanno, per ora, due approcci radicalmente diversi alla questione, Coinbase cerca giustamente di fare lobby. Sia con il denaro, sia gettando benzina sul fuoco del malcontento. Un malcontento che non esiste solo tra i retail che voteranno, ma anche tra le grandi aziende che hanno timore di operare in questo settore.
Timori che arrivano da una SEC molto aggressiva e che sembrerebbe ancora avere pieno appoggio politico. Un appoggio politico che però - almeno secondo gli ultimi sondaggi - potrebbe costare almeno in alcuni stati le elezioni a Joe Biden.
Joe Biden corre ai ripari?
L'altra notizia che aiuta a chiarire il quadro entro il quale si sta giocando la partita crypto negli USA è lo scoop di The Block di questa mattina: lo staff di Joe Biden sarebbe in contatto con Coinbase Commerce per aggiungere alla sua campagna elettorale la possibilità di ricevere donazioni in crypto.
Troppo poco e troppo tardi? Difficile che ora si inverta un trend che è saldamente nelle mani di Donald Trump, che si è mostrato a più riprese più aperto verso il settore, guadagnandosi un certo consenso all'interno dello stesso.
Questioni politiche, è vero. Questioni di campagna elettorale - durante la quale da sempre si promette la qualunque, senza poi avere alcun tipo di obbligo a rispettare quanto detto.
Cosa interessa a chi vive in Europa? Qualcosina. Gli USA rimangono (e rimarranno) la più importante piazza finanziaria a livello globale e - anche a nostro avviso - un'apertura di questa piazza avrebbe ripercussioni importanti per tutto il comparto in tutto il mondo.
Di contro durante le ultime elezioni europee nessuno dei candidati principali ha fatto accenno alla questione crypto: segno che non ci sono problemi da discutere oppure che il tema è molto meno sentito?
Il MiCA è alle porte - e c'è ancora una gran confusione
In questo appuntamento politico del Magazine di Critpovaluta.it vale la pena anche di discutere di quanto sta avvenendo in Europa. Tra poco entrerà in vigore il MiCA - e gli operatori di settore sono su tutte le furie.
Se ne parla poco pubblicamente, ma la confusione è tanta e a poco più di due settimane dall'entrata in vigore di norme draconiane - soprattutto per le stablecoin - non è ancora chiaro cosa succederà.
Tether con ogni probabilità si chiamerà fuori, dato che le nuove regole sulle riserve sono peggiorative rispetto a quanto l'azienda già fa per conto proprio. Vedremo se altri invece decideranno di seguire regole che, sotto sotto, non piacciono a nessuno e che come abbiamo scritto altrove non è chiaro se aumenteranno o meno la sicurezza per gli utenti.
Vince per ora la linea serve una regola, a prescindere da quale questa sia e senza valutarne gli effetti.
Rimane una distanza siderale tra quanto avviene in Europa e quanto avviene negli USA: da noi il MiCA è passato senza grosse discussioni, se non su temi periferici. Negli USA, anche a livello congressuale, si continua a dare battaglia, per quanto non è ancora chiaro chi avrà la forza di vincere.
Abbiamo bisogno di questo?
Tra interessamento delle grandi aziende, fondi tokenizzati, società che comprano Bitcoin e chi crea ETF lo scenario cripto è cambiato in modo sostanziale. A qualcuno, soprattutto tra quelli della prima e vecchia guardia, la risposta sarà quasi sempre negativa.
Per altri, che guardano più al controvalore in dollari, questo nuovo movimento dei grandi piace, e anche tanto. Una risposta non c'é, se non quella contenuta nel whitepaper di Bitcoin: un sistema senza permessi. E che dunque può accogliere tutti, anche quelli che eventualmente non ci piacciono.