La seconda vita di Ethereum
Il passaggio alla Proof of Stake è stato completato - e non si è verificato neanche uno dei disastri preventivati dai soliti....
Ethereum ce l’ha fatta. Con l’attivazione dell’unstaking il passaggio al meccanismo di consenso in Proof of Stake può dirsi completato.
Possiamo tirare le somme sul passato, sul presente e sul futuro del network a oggi più rappresentativo della finanza decentralizzata, del mondo dei NFT, il più utilizzato in termini di volumi e transazioni.
Sarà un numero speciale del Magazine: per discutere le prospettive di Ethereum faremo ampio ricorso a dati che arrivano dai mercati, dalla blockchain e anche dalla coda che si è creata tra chi vuole prelevare e chi invece vuole aumentare la quantità di $ETH in staking.
In breve:
In quanti hanno prelevato e perché
In quanti stanno depositando e perché
Ethereum rispetto agli altri layer 1 un tempo considerati possibili Ethereum Killer
Ethereum anche rispetto a Bitcoin
I dati dell’ondata dei meme e molto altro in un numero che farà da base a tutte le future analisi del mondo Ethereum
Ethereum: missione compiuta
Sono passati otto mesi esatti dall’avvio di un’enorme e potenzialmente catastrofica rivoluzione nel mondo di Ethereum.
Il protocollo, che fino ad allora utilizzava per il consenso un meccanismo in Proof of Work - con milioni di schede grafiche che macinavano numeri per produrre il blocco successivo - è passato alla Proof of Stake, dove invece sono i denari bloccati sul network a decidere il prossimo blocco.
Un passaggio che ha cambiato molto sul piano tecnico, su quello economico e su quello ambientale (questo il più pubblicizzato dalla stampa mainstream) e che si è concluso poco più di un mese fa, con l’apertura anche dei prelievi delle somme messe in staking.
Il passaggio non si preannunciava come uno dei più semplici: tecnicamente difficile e da implementare tramite un team in cronico ritardo.
Tutto mentre doveva essere tenuto in piedi - senza neanche un secondo di interruzione - un network che muove, nelle giornate di magra, 2 miliardi di controvalore in dollari.
La grande incognita dell’unstaking
Ti basterà scorrere le cronache tra settembre 2022 e aprile 2023 per avere un riassunto di quanto credevano in molti e poi non si è verificato. Il passaggio alla Proof of Stake è avvenuto in più fasi:
Inizialmente - e già da prima del Merge - in molti hanno iniziato a conferire $ETH al network in attesa del passaggio
Tali Ether sarebbero stati recuperati quando e soltanto quando il passaggio sarebbe andato a buon fine
E qui la prima ondata di preoccupazioni - principalmente diffuse dai detrattori di Ethereum. Il passaggio, dicevano, sarebbe stato rimandato ancora, e poi ancora, fino a quando in molti avrebbero perso non solo la pazienza, ma anche gli Ether che avevano messo in staking.
Il passaggio è avvenuto il 15 settembre, ma non era ancora possibile ritirare
Poi si è passati alla fase 2. Il passaggio è effettivamente avvenuto e si è creata la possibilità potenziale per chi aveva conferito gli Ether al nuovo sistema di prelevarli.
Potenziale, perché in realtà mancava ancora un aggiornamento che implementasse tale possibilità. In altre parole: chi aveva conferito al nuovo sistema i propri Ether avrebbe dovuto ancora aspettare.
Seconda lettura catastrofista: dati i tempi lunghi di attesa, con il passaggio che si trascinava in realtà da diversi mesi, in molti avrebbero prelevato in massa, dimostrando il fallimento del passaggio.
Il passaggio definitivo: dalla metà di aprile si può mettersi in coda per ritirare
Al fine di evitare picchi eccessivi di prelievi, il network di Ethereum aveva già implementato delle misure per rendere certe procedure graduali. In un tot di tempo si sarebbero potute soddisfare soltanto un tot di richieste, cosa che avrebbe aiutato a distribuire il carico.
Con il passaggio definitivo che ha aperto alle possibilità di prelievo/unstaking si è verificato però il contrario di quanto in molti si aspettavano: la parte preponderante di prelievi è arrivata da attori che vi sono stati costretti legalmente - per questioni che poi andremo a analizzare più avanti. E i nuovi depositi hanno subito superato i prelievi in coda.
Chi ha prelevato e perché
La situazione comincia a farsi chiara: da metà aprile è possibile ritirare in tutto o in parte gli Ether che sono stati messi in staking - e qualcuno come prevedibile ha deciso di farlo. Ma chi lo ha fatto? Anche qui serve una premessa.
Kraken ha sospeso i suoi servizi di staking per i clienti, ma non volontariamente
Kraken è uno dei più importanti exchange del mondo. Accusato da SEC di offrire contratti di investimento ha accettato il pagamento di 30 milioni di dollari di multa e l’interruzione, negli USA, dei servizi di staking per conto dei propri clienti. Come risultato l’exchange, appena possibile, ha prelevato tutti gli Ether dei clienti che aveva messo in staking. Ad oggi è di gran lunga il player che ha ritirato la maggior parte di $ETH.
Coinbase in seconda posizione
In seconda posizione c’è Coinbase, altro exchange di grande rilevanza per volumi e per prestigio. Non è chiaro se almeno parte dei prelievi siano stati causati da un’altra causa di SEC che riguarda anche lo staking e l’offerta di tali servizi. Ci sono buone probabilità che questa volta siano stati i clienti a chiedere prelievi, ritenendo le soluzioni tramite provider centralizzato molto meno sicure. La cosa emergerà con maggiore chiarezza con i dati che troverai tra poco.
Fuga verso le soluzioni di liquid staking
Nel nostro numero dedicato ai recenti attacchi del regolatore USA al mondo crypto avevamo preannunciato una delle conseguenze più ovvie: in tanti, tra piccoli investitori e grandi trader, avrebbero seguito la via logicamente più percorribile: diffidare di qualunque player centralizzato che opera negli USA per dirottarsi, ove possibile, su soluzioni decentralizzate.
È accaduto esattamente questo: quanto è finito fuori da Kraken e Coinbase sembrerebbe aver raggiunto soluzioni di staking liquido come Lido e RocketPool.
A guadagnare, è evidente dal grafico, sono principalmente soluzioni di liquid staking (che offrono anche altri servizi, tra i quali un token rappresentativo della quota) e soluzioni che vanno sotto Unidentified, con ogni probabilità staker terzi che raccolgono ETH da mettere in staking il più lontano possibile dalle autorità USA.
Nonostante gli attacchi di SEC e del regolatore USA, lo staking di Ethereum non sembrerebbe aver perso un colpo.
Occhio a Lido, che ha attivato i prelievi da poco
Sulla questione si dovrà tornare tra qualche tempo, dato che Lido Finance, che è il protocollo con il market share più importante per lo staking Ethereum, ha attivato la possibilità di prelevare soltanto da pochi giorni.
I dati preliminari - come prevedibile - sono stati caratterizzati da un flusso in uscita che però non sembrerebbe impattare granché sull’enorme quantità di ETH in gestione presso questo servizio.
Più entrate che uscite
Dopo i primi giorni di assestamento, che hanno visto i prelievi superare i nuovi depositi, la situazione è tornata alla normalità. Una normalità fatta di flussi importanti in entrata e di una quantità di ETH sempre maggiore a partecipare al meccanismo del consenso.
Il trend potrà certamente cambiare, ma per ora non si è verificato l’esodo che in molti avevano previsto. Questo dovrebbe chiudere, sempre per ora, qualunque tipo di discussione sulla nocività del passaggio a PoS e sui ritardi accumulati dal protocollo.
Le altre metriche: che fine hanno fatto gli Ethereum Killer?
Nel corso della storia - breve ma intensa - del mondo degli altcoin, ci sono stati diversi progetti che si sono proposti (o che sono stati proposti da terzi) come possibili Ethereum Killer, progetti che offrendo transazioni più economiche e più rapide avrebbero dovuto offrire alternative più che valide a Ethereum, fino a condannarlo all’irrilevanza.
Solana, Avalanche, ma anche Cardano e i più recenti Near e Aptos sono riusciti davvero a erodere il dominio assoluto e totale di Ethereum nel mondo della DeFi e dei NFT? Anche qui i dati ci possono raccontare l’unica storia vera e libera da pregiudizi e tifo di parte.
TVL: quanti soldi sono sul network
È una metrica spartana ma utile a capire chi mette i soldi dove. E quindi chi offre la cosa più preziosa che può viaggiare on chain a quale network.
Fatto salvo un ritorno di fiamma di Tron, sui cui dati però si nutre più di qualche dubbio, l’assalto a Ethereum sembrerebbe fallito. La compressione della TVL dovuta al crollo del mercato ha colpito tutti, ma Ethereum continua a dominare la classifica delle TVL nonostante l’arrivo di layer 2 anche per il suo network. La partita si conferma a tre per ora tra Ethereum, Tron e BSC di Binance.
La narrativa del recupero di Solana sui NFT è… narrativa
Senza che ce ne vogliano gli appassionati di Solana, il recupero di questo network nei confronti di Ethereum in termini di NFT è anche questo rimandato a data da destinarsi.
Il momento d’oro di Solana, per quanto ancora non completamente esaurito, sembrerebbe aver comunque rallentato in modo concreto, con Ethereum che continua a dominare per volumi.
Il dominio di Ethereum continua nonostante diversi problemi
Il fatto più curioso è che il dominio di Ethereum continua nonostante permangano i problemi che avevano dato manforte ai progetti alternativi:
Numero di transazioni al secondo
Nonostante il passaggio a PoS i blocchi vengono prodotti più o meno con le stesse tempistiche.
Il risparmio è nell’ordine di poco più di un secondo e non ha cambiato granché della capacità di Ethereum di ospitare transazioni. Un altro grafico, sempre di Etherscan.io, rende più evidente la stazionarietà del network su questo parametro.
Ci sono poi altre metriche interessanti che ci aiutano a disegnare una situazione complessivamente ottima per Ethereum e che passano anche da quanto il network riesce a riscuotere dagli utenti.
Commissioni molto elevate (rispetto a altri network)
Solana, anche per transazioni complesse, costa centesimi di centesimi per ogni singola operazione. Sì, centesimi di centesimi: per arrivare a spendere 1$ in controvalore di commissioni dovresti fare migliaia di transazioni. Di contro Ethereum, per quanto la questione sia variabile, rimane il più caro dei network.
Il problema aumenta nei momenti di particolare congestione. Il picco dalla fine di aprile a maggio indicato nel grafico è dovuto al boom dei meme token e su tutti Pepe.
Ethereum re delle commissioni
Per chi guarda superficialmente le commissioni riscosse da un network, queste sono un problema, un male necessario.
Il ragionamento va invece capovolto: quello delle blockchain è un libero mercato e gli utenti possono decidere se scambiare su Ethereum, su Solana, su Tron o su qualunque altra chain. Si potrà obiettare che alcuni servizi sono soltanto su Ethereum o che lì si trova la maggiore liquidità. Ma l’obiezione stessa è la motivazione del dominio di Ethereum. Possiamo chiamarlo effetto network, possiamo chiamarlo vantaggio derivante da posizioni di quasi monopolio in passato. Sta di fatto che quando gli utenti votano con il denaro che devono spendere di propria tasca, spendono di più su Ethereum.
No, le commissioni alte a maggio non sembrano aver aiutato Solana
Al tempo stesso non è vero che le commissioni particolarmente alte hanno dato una mano ad alcuni concorrenti diretti a maggio.
La situazione che si è verificata la conoscono tutti: sono arrivati su Ethereum diversi meme token che per diversi giorni hanno mosso volumi importanti, congestionandone la rete e portando le commissioni a livelli molto elevati. Ecco cos’è successo su Solana.
Saranno andati altrove? Certamente non da Avalanche, che pur migliorando progressivamente in termini di transazioni, non sembra essere diventata un catino dove raccogliere la pioggia di utenti che cola da Ethereum.
E a dire il vero non sono andati neanche altrove, per quanto le ultime settimane debbano essere considerate come qualcosa di straordinario, a causa dell’arrivo di Pepe e del grande entusiasmo che è riuscito a trascinare sui mercati.
Ethereum incassa più di Bitcoin
La questione commissioni, almeno dall’angolo da cui la stiamo guardando noi, è interessante anche per il paragone con il re del mercato: Bitcoin. In questo caso però vanno fatte altre premesse: Bitcoin, per scelta propria, non è in grado di supportare i complessi servizi che invece trovano cittadinanza nell’ecosistema di Ethereum e quindi il paragone è certamente improprio e incompleto.
Questo nonostante il fatto che siano arrivati nelle ultime settimane tanto una sorta di NFT, quanto la possibilità di creare token e anche degli strampalati programmatori che stanno provando a creare exchange decentralizzati sul network di BTC.
Ethereum continua però a raccogliere commissioni molto più sostanziose. E per quanto sia una comparazione impropria ci aiuta a capire anche parte della forza di Ethereum e della competizione che si innesca per il suo blockspace.
Il paragone, prima che qualcuno trasecoli, è limitato alle fee e non dice nulla della qualità dei due progetti, della loro affidabilità come sistema monetario alternativo (sul tema torneremo tra poco) né sulla loro capacità di resistere a censura e attacchi politici.
Una situazione comune a altri network
Il rialzo di maggio - per chiudere qui la questione - ha interessato anche altri network. È il caso anche di Dogecoin, che ha anch’esso introdotto delle modalità per la creazione di token sulla sua blockchain.
Ethereum Ultra Sound Money
Non si è mai capito se si tratti di un meme o se qualcuno ci creda davvero. Sta di fatto che in diversi parlano di Ethereum come valuta ultrasolida, narrativa che si è rinforzata ora che Ethereum è leggermente deflativo. Servono però gli antefatti per capire di cosa stiamo parlando.
In breve
Dal 5 agosto 2021, con l’introduzione di EIP-1559, Ethereum utilizza un sistema dinamico che gli permette di distruggere, nei momenti di alta congestione sul network, parte degli ETH pagati come commissioni. Senza entrare nel dettaglio, ci interessa sapere per il momento che Ethereum, in particolare nei momenti in cui viene utilizzato di più, può distruggere parte della sua base monetaria.
Deflativo da qualche tempo
Per i primi mesi dall’implementazione dell’aggiornamento di cui sopra, Ethereum è stato meno inflativo di prima. Gradualmente, come dimostra il grafico che alleghiamo, è invece diventato deflativo. In altre parole, viene distrutta più moneta di quanta ne viene creata.
No, non è Ultra Sound Money
Il tentativo - non è chiaro se serio o meno - è quello di dichiarare Ethereum come moneta ultra solida basandosi su:
Un trend deflativo che potrebbe terminare anche domani
Un’idea di moneta solida solo perché deflativa
Parlare di come funziona Bitcoin a riguardo può rendere la situazione più chiara. Bitcoin è inflativo: ad oggi per ogni blocco vengono aggiunti 6,25 BTC alla sua base monetaria e questa crescerà fino a incontrare asintoticamente un limite vicino ai 21.000.000. Il limite non verrà superato perché ogni 210.000 blocchi la ricompensa per ogni blocco viene dimezzata.
Nonostante sia inflativo, Bitcoin rimane un caso di moneta solida più credibile di Ethereum.
La politica monetaria è prevedibile
Nonostante l’attenzione si concentri - a nostro avviso eccessivamente - sui 21.000.000 di limite massimo, a nostro avviso la vera rivoluzione di Bitcoin è quella di avere una politica monetaria prevedibile. Tutti sanno anche oggi quanti Bitcoin ci saranno in circolazione domani. Chiaramente questo è interessante solo in presenza di un aumento della base monetaria contenuto (e decrescente).
Resistenza a censura e agli attacchi della politica rimangono fondamentali
Censurare transazioni e utenti rimane molto più facile su Ethereum. Questo è un fatto del quale tecnicamente parleremo in altri approfondimenti e che è fondamentale per impostare la discussione correttamente sull’ultra sound money.
Attacchi della politica
Bitcoin, per sua stessa configurazione e per l’assenza di fondatori e fondazioni sembra essere per ora maggiormente al riparo da eventuali attacchi della politica. E questo, in un clima come quello che si respira negli USA, rimane fondamentale.
Ethereum e gli stablecoin
Un ultimo appunto prima di salutarci riguarda il mondo degli stablecoin, mondo nel quale Ethereum ha sempre dominato ma nel quale è arrivato recentemente un altro concorrente: Tron.
Tron ha superato per quantità di USDT circolanti Ethereum dallo scorso agosto. Come ogni storia che coinvolge Justin Sun, anche in questo caso c’è chi ne contesta la legittimità e che vede cospirazioni e imbrogli.
A Justin Sun e anche a Tron - nonché ai suoi problemi con la giustizia americana - abbiamo dedicato la prima uscita del nostro Magazine. Per chi volesse farsi un’idea, prima di un futuro speciale sul perché tanti Tether siano su Tron, è il punto giusto dal quale partire.
I killer di Ethereum hanno ucciso solo essi stessi
Ethereum rimarrà il King degli altcoin e secondo me batterà anche Bitcoin come market cap