Il nuovo oro digitale: i dati a supporto della nuova era di Bitcoin
Bitcoin è davvero diventato, per pensionati e istituzionali, il nuovo oro digitale?
Caro investitore,
Bitcoin ha iniziato a capitalizzare interesse e volumi che arrivano dagli ETF e si è riportato sopra i 50.000$ con ampio margine.
È la vittoria di tanti, a partire da Michael Saylor di MicroStrategy, che oggi può contare su quasi 4 miliardi di dollari di gain su un investimento di partenza di circa 6 miliardi.
È la vittoria degli exchange che hanno resistito a 2 anni caratterizzati d un bear market feroce che ne ha messo a repentaglio gli introiti.
È la vittoria anche di una testata come la nostra, che nonostante i momenti duri del bear market è ancora qui, ad offrirti un contenuto settimanale solo su quello che conta. E sul sito ad offriti ogni giorno news e aggiornamenti.
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Michael Saylor, il genio
Il grafico è facile da seguire. La linea tratteggiata in verde è il prezzo medio di acquisto dei Bitcoin di MicroStrategy. Quando il prezzo si trova sotto quella linea, l'investimento di Saylor è in perdita. Quando si trova al di sopra di quella linea, l'investimento è invece in guadagno.
Anche l'investimento di Saylor, come quelli di quasi tutti voi che ci leggete, è avuto dei momenti particolarmente difficili. Da novembre 2023 però, anche in seguito alla corsa importante innescata dagli ETF, è tornato abbondantemente in gain.
Facendo i conti in tasca a Saylor, nel momento in cui scriviamo ha speso circa 6 miliardi di dollari per comprare Bitcoin e oggi possiede un contovalore di poco meno di 1 miliardi di dollari. Nel giro di 4 anni ha dunque guadagnato - per quanto si tratti di guadagni non ancora realizzati, 4 miliardi impiegandone soltanto 6.
C'è chi lo prendeva per pazzo, chi si è allontanato alla velocità della luce dalle azioni della sua azienda e chi invece pazientemente ha aspettato che il tempo facesse il suo corso.
Gli ETF stanno letteralmente mangiando i Bitcoin in circolazione
C'è stata già una seconda ondata di acquisti importanti arrivati dagli ETF Bitcoin. Partenza a razzo, stimolata dal fatto che parte dei BTC in uscita da Grayscale sono rientrati in altri prodotti e poi una sorta di pausa. Questo fino alla scorsa settimana, che ha visto gli ingressi negli ETF tornare a ruggire.
I numeri sono importanti, tanto che in diversi parlano di lancio più di successo di sempre nella storia degli ETF negli Stati Uniti, paese che è il mercato più importante a livello finanziario e in particolare per questo tipo di prodotti.
C'è un'altra buona notizia: in diversi tra i gestori continuano a ricordare che il grosso dei capitali che arriveranno su questi prodotti sono in realtà ancora... in attesa.
Di cosa? Facile: si tratta di capitali che verranno allocati da istituzioni più articolate e che dovranno valutare l'esposizione con le tempistiche - lente - che gli sono proprie.
C'è chi ieri ha parlato di 150 miliardi in ingresso entro il 2025, somma spaventosamente alta, se contiamo che il più liquido degli ETF sull'oro ha dotazioni intorno ai 55 miliardi di dollari. Quello di iShares, sempre sull'oro, vale poco più della metà.
Questo per mettere in prospettiva cosa vorrebbe dire l'arrivo di questi capitali sul mercato di Bitcoin e dei suoi ETF. Sono numeri in libertà? Assolutamente sì, ma non per questo andrebbero sottovalutati.
Halving, domanda, ETF
C'è un altro tormentone che sta tenendo occupati analisti, stregoni e il variegato gruppo di persone che prova a prendere le misure al futuro di Bitcoin. I fatti più considerevoli sono i seguenti.
Halving
Ormai mancano un paio di mesi. La quantità di nuovi Bitcoin immessi in circolazione si dimezzerà. E quindi Bitcoin sarà meno inflativo di quanto lo sia oggi (no, Bitcoin non è deflativo, quella è una cosa diversa). Tale riduzione di nuovi Bitcoin, che vengono assegnati a chi mina il blocco avrà, si presuppone, una serie di effetti su diversi player del mondo Bitcoin.
I miner, innanzitutto, dovranno darsi battaglia per una ricompensa che sarà dimezzata. Qualcuno è ben posizionati, altri meno. Senza voler parafrasare una vecchia e apprezzata canzone, lo scopriremo solo vivendo.
La questione però, almeno dal 10 gennaio a questa parte, non interessa più soltanto i miner. Ci sono altri player, gli ETF, che almeno nelle più ottimistiche delle analisi dovranno fare i conti con un'offerta di Bitcoin che dovrà calare.
Vero da un lato, ma grandemente esagerato nel grosso delle analisi che abbiamo letto.
Gli ETF possono fare riferimento a un mercato... importante
Checché se ne voglia dire, la quantità di Bitcoin di nuova produzione ad oggi è già poco rilevante rispetto all'enorme liquidità che ruota intorno a Bitcoin.
Cosa è vero: è vero che quella degli ETF è una pressione aggiuntiva che, almeno in parte, non sarebbe esistita. Diciamo in parte perché almeno una parte dei dollari che finiscono negli ETF sarebbero comunque finiti in Bitcoin in assenza di questi prodotti.
Cosa è meno vero: è meno vero che la cosa avrà un enorme impatto su questa dinamica. la cosa, almeno a nostro avviso, riguarderà ancora principalmente i miner, con effetti sul mercato esterno che dovranno essere valutati. Non è un'equazione semplice, per intenderci, del tipo "meno nuovi Bitcoin, prezzo che va alle stelle". Oggi, mediamente, ci sono 900 Bitcoin di nuovo conio da spartirsi tra i miner ogni giorno. Da fine aprile ce ne saranno 450. Gli ETF, negli ultimi giorni, ne hanno accumulati anche 9.000 al giorno. Capirete bene che i 450 in meno che ci saranno...
Cosa non è vero: non è vero che l'offerta di nuovi Bitcoin coincide con l'offerta complessiva di Bitcoin. L'offerta complessiva di BTC è fatta anche, in enorme maggioranza, di persone e entità che vendono Bitcoin che hanno in cassa e che non sono di nuovo conio.
Allora non sarà importante?
Niente affatto. Si tratterà di un processo che avrà un impatto su Bitcoin con ogni probabilità. Occhio però a vedere cicli, pattern e vestiti a righe ovunque. Ripetiamo - a rischio di sbagliare - che Bitcoin del 2024 è profondamente diverso, come asset, dal Bitcoin del 2020. E lo è ancora di più rispetto al Bitcoin del 2016.
Confusione macro
Non per fare come Ponzio Pilato, che se ne lavò (come è noto), le mani. C'è da dire però che per quanto anche sulle condizioni macro c'è chi si affanna a trovare pattern e rivisitazioni del passato... la confusione è massima.
L'inflazione scende più lentamente di quanto piacerebbe ai mercati (ma in linea con le previsioni delle banche centrali, per ora). Di tagli ancora non si parla - e il rischio è che anche maggio sia una data prematura per gli USA. UK e Giappone sono in recessione e dovranno calcare la mano.
Intanto Nikkei e SPX fanno registrare nuovi record, segno che di eccitazione sui mercati per gli asset di rischio continua a essercene.
Una situazione, sfidiamo ciascuno dei nostri lettori, che mai si era vista prima. E sulla quale sbilanciarsi significa prendersi rischi di credibilità enormi.
Bitcoin ha inoltre dimostrato di poter performare in qualunque contesto economico. Vedremo, in caso di crisi, se sarà davvero il momento di trasformazione in riserva di valore o meno.
Per ora circola una narrativa che prende gli ETF sull'oro, che hanno perso capitalizzazione, e che vorrebbero quel capitale finito già in Bitcoin. È vero? Non è vero? Correlation is not causation, dicevano gli americani. O almeno, non lo è sempre.
Come sempre articoli ben fatti, chiari e che fanno sempre il punto della situazione.