Il gioco delle tre carte
Jamie Dimon di JPMorgan, Elizabeth Warren e 13 senatori tutti dalla stessa parte: è la parte di chi vi dice che i vostri soldi sono affar loro
Caro lettore,
è stata una settimana assai intensa, tutta però sullo stesso fronte. Da un lato politica e vecchia finanza, dall’altro Bitcoin, e in misura minore il mondo crypto.
Con Bitcoin che è tornato in modo convincente sopra i 40.000$, tornano anche i detrattori che avevano avuto gioco facile durante una delle peggiori crisi di sempre per tutto il comparto.
Avevano avuto gioco facile, perché parlare di truffa speculativa quando il prezzo era di 15.000$ e rotti era facile come accompagnare un passaggio in rete sulla linea di porta. Oggi che chi non ha dato loro retta si trova con quasi il 300% di gain.
Il prezzo però - magari non ve lo aspettavate da noi - non è tutto. C’è tanto altro. E passa dal controllo di come si muoverà il denaro, di come si muoverà la ricchezza, di chi potrà fare cosa nei prossimi anni.
È importante? Sì, molto più del prezzo. La cosa è emersa con chiarezza nel corso dell’ultima settimana - e sarebbe bene non dimenticarsene per le prossime.
Elizabeth Warren all’assalto di Bitcoin
Bitcoin è nato per resistere agli assalti della politica: vero. Il Senato USA e più in generale il governo federale degli Stati Uniti d’America può però contare su una metaforica macchina da guerra che può causare problemi assai importanti a chi tocca Bitcoin, se ci fosse accordo. Proviamo a spiegarci.
Elizabeth Warren, senatrice anti-crypto come essa stessa si è dichiarata, ha inviato al Senato una proposta di legge, co-sponsorizzata da un manipolo di senatori bipartisan.
La questione è assai grave, per quanto sia difficile che tale legge passi: quello che ha in mente Elizabeth Warren è di rendere i miner, i validatori di altre chain, chi offre wallet pari alle banche. Che vuol dire questo?
Vuol dire che dovranno fare KYC di chi invia transazioni, che dovranno fare report quando ci sono delle transazioni sospette, e tanti altri obblighi legati a anti-riciclaggio, anti-terrorismo e compagnia.
Qui ne abbiamo parlato su Criptovaluta.it in dettaglio.
Va fatta qualche precisazione, perchè in diversi non sembrano aver inteso la gravità di tale richiesta: non si tratta di identificare chi fa mining, ma i proprietari delle transazioni che i miner eventualmente inseriscono nei blocchi.
È una questione assurda tanto sul piano legale quanto sul piano tecnico: i miner non possono essere strutturati per avere uffici di compliance come quelli delle banche, non possono sopportare nel caso tali costi e si troverebbero a poter convalidare, se negli USA, soltanto una parte delle transazioni.
Sarebbe come chiedere conto a Telecom delle mail che hanno come destinatario un soggetto potenzialmente sospetto. Assurdità.
La cosa però dovrebbe ricordarci cosa sono disposti a fare. Anche con l’appoggio morale e sostanziale di gente come il CEO di JPMorgan, gruppo che ha pagato quasi 40 miliardi di sanzioni dal 2000 a oggi, proprio per violazioni di quanto vorrebbero imporre ai miner & co.
Il fisco USA vuole mangiare FTX
FTX sta affrontando una lunga procedura fallimentare. Chi la sta curando sta cercando di recuperare capitali per rimborsare i clienti che sono stati truffati. Tra il dire e il fare però c’è il fisco USA, che ha chiesto ben 24 miliardi di dollari di imposte che il gruppo avrebbe evaso.
Giusto pagare le tasse, dirà qualcuno. Aggiungiamo però che in realtà tale conteggio è stato effettuato da IRS, il fisco USA, in autonomia e che ora anche i curatori fallimentari di FTX lo contestano.
Il fisco USA, cosa che farebbe probabilmente anche quello italiano, afferma che starà a FTX dimostrare che quella cifra non è dovuta.
Il fisco USA è però creditore eventualmente privilegiato: il che vuol dire che avrà diritto a ricevere denaro prima di chi è stato truffato da FTX.
Lasciamo al libero intendimento di ciascun lettore giudicare se si tratti di un modo corretto di procedere o meno.
Federal Reserve inizia a parlare di tagli
Jerome Powell ha parlato, come al solito post FOMC, alla stampa. E ha mostrato un dot plot, il foglio che raccoglie le previsioni sui tassi dei membri del FOMC stesso, molto interessante per i mercati. Il consenso si raccoglie intorno a 75 punti base di tagli per il 2024.
A dirlo non sono i mercati, sempre più ottimisti del necessario, ma gli stessi che dovranno decidere sui mercati. La cosa è stata raccolta dai mercati con un grande entusiasmo. Bitcoin è tornato in quota 43.000$, salvo poi correggere, e anche i mercati classici sono partiti con il turbo.
Prima di lanciarsi in elucubrazioni su quanto forte sia Bitcoin, su quanto seguirà gli asset di rischio, è bene ristabilire una verità che in molti sembrano aver dimenticato: tassi più bassi, dollaro più debole, tutto quello che è prezzato in dollari, guadagna, come nel caso appunto di BTCUSD. Dipende tutta da qui la corsa di BTC? Non completamente, ma è qualcosa di cui tenere conto.
A breve comunque tornerà la discussione sulla vera natura di Bitcoin. Cresce in tempi di crisi come l’oro? Seguirà gli asset di rischio?
Il prezzo non è tutto
Per quanto molti dei nostri lettori, forse quali tutti, siano stati attirati verso Bitcoin dal prezzo, questo è il momento per capire che il prezzo non è tutto. E pesa molto dirlo quando è un argomento così forte, dopo la corsa degli ultimi mesi e in particolare delle ultime settimane.
I costanti attacchi alla libertà di utilizzare i proprio Bitcoin che arrivano da ogni angolo del mondo e da quasi qualunque parlamento sono un promemoria importante di cosa c’è in ballo.
C’è in ballo la libertà di utilizzare, per pagare o per risparmiare, il denaro che preferiamo.
C’è in ballo la libertà di poter mandare e ricevere denaro senza dare giustificazioni.
C’è in ballo la libertà, per persone in aree più sfortunate del mondo, di avere accesso a pagamenti digitali.
Per quanto gli attacchi di Elizabeth Warren siano mal posti e abbiano poca possibilità di avere successo, sempre meglio rimanere con la guardia alta.
E alle proposte di “normalizzare”, secondo i desiderata di JPMorgan e di una certa politica, Bitcoin, rispondere sempre, fermamente, “no, grazie”.
Non ci sono vie di mezzo. O il cash elettronico p2p, oppure il ritorno a sistemi che Bitcoin è nato per sconfiggere e consegnare ai secoli bui della storia.