Crypto = bolla dotcom. Accadrà al 100%, 10 comandamenti per guadagnarci
Sì, rivedremo una bolla in stile dotcom. Ma da quell'esperienza puoi imparare tanto. Lo abbiamo riassunto per te.
Caro Investitore,
Da anni ti ripetono che il mondo crypto è una bolla. Prima o poi esploderà, dicono, trascinando con sé i tuoi risparmi. Gli amici, gli analisti vecchia scuola, persino qualcuno a cui vuoi bene, sono tutti d’accordo: sarà una bolla in stile dotcom.
Fanno riferimento ad uno degli eventi più disastrosi della storia delle borse. Una bolla in piena regola che seguì i canoni passo per passo:
Grande entusiasmo;
Grandi investimenti;
Grandi crescite delle quotazioni;
Momento Willy il Coyote (vedremo più avanti cos’è);
Crollo delle quotazioni;
Fine degli investimenti.
Gli analisti che parlano di bolla dotcom per le crypto hanno, in larga parte, ragione. La buona notizia è che non c’è nulla di male, purché tu sappia come muoverti.
In questo approfondimento settimanale impareremo 10 comandamenti per muoverci al meglio in quello che è un settore innovativo - e dunque connaturato alle bolle. Nella speranza di non rimetterci le metaforiche penne e di venirne fuori magari più forti, anche in termini di patrimonio.
1. Le bolle possono metterci anni a maturare
Primo punto sul quale ragionare. Il fatto che una categoria di asset esista da tempo non vuol dire che non possa trasformarsi in bolla. O meglio, non vuol dire che sia al riparo da esplosioni. Le bolle sono lente a crescere (per poi accelerare) e poi rapidissime a esplodere.
Non ci credi? Eccoti la timeline di quanto è avvenuto nella bolla dotcom.
Più avanti parleremo anche dell’ultima fase, quella dell’eredità, che è quella che ci interessa di più. Per ora quello che devi mettere in cascina è:
Anche se esiste da tempo, una categoria di asset (in questo caso gli asset digitali / crypto) può trasformarsi in una bolla.
Il problema delle bolle è in genere alla fase Crollo, ma anche l’Apice è una fase estremamente pericolosa. In tanti entrano in quel momento, rimanendo poi con il più proverbiale dei cerini in mano.
La reazione al primo comandamento: non credere che la bolla non possa mai esplodere.
2. Quando le bolle esplodono, tirano giù anche il buono
Una seconda premessa: stiamo partendo dagli aspetti più difficili della gestione di una potenziale bolla. Non deprimerti ora, se le verità da mandare giù sono quelle più amare. Tra poco attraverseremo insieme il tunnel e ci avvicineremo alla luce . Per il momento però ci tocca una camminata, insieme, tra le tenebre.
Le bolle hanno un’altra caratteristica: come qualunque cosa che esplode, sono molto poco precise. Tirano (momentaneamente) giù tutto. Anche gli asset che avevano un senso e che lo avranno in futuro.
Un esempio? Dal 1997 al 2001 le azioni Amazon hanno fatto da zero a più di 5$. E poi da 5$ a 0,29$. Amazon oggi è una delle aziende più capitalizzate al mondo e più centrali nelle borse. (Prezzi normalizzati tenendo conto degli stock split più volte intervenuti, quindi che sono un buon metro di paragone).

Quando ci sono operazioni di scarico dettate dal panico, gli investitori vendono tutto ciò che appartiene a un settore, senza andare troppo per il sottile. Dopo se ne pentono, per carità, ma tieni in considerazione il fatto che essere in settori altamente innovativi e potenzialmente esplosivi comporta di questi rischi.
La reazione al secondo comandamento: l’asset che hai scelto ha sofferto molto durante correzioni/esplosioni della bolla? Potrebbe essere comunque uno dei cavalli buoni sui quali puntare.
3. La politica monetaria può prolungare la fase di euforia
Le banche centrali hanno in quasi tutto il mondo due mandati: il primo è quello di cercare la stabilità dei prezzi, il secondo quello di garantire la massima occupazione. Non è un mistero per nessuno che la gestione della massa monetaria sia diventata negli ultimi 2 decenni molto più allegra (abbiamo vissuto lunghi periodi di capitali a costo zero).
Questo comportamento tende a spingere denaro sulle azioni e sugli asset più rischiosi, gonfiandone le quotazioni. È un po’ lo stesso discorso che ti hanno fatto in tanti sul rapporto tra M2 e Bitcoin - che in parte è tecnicamente vero e ineludibile.
In quale fase ci troviamo adesso? L’Europa è già in territorio espansivo, gli USA dovrebbero arrivarci nel 2026. Il Giappone è difficile che stringa molto sui tassi. Le condizioni sembrano essere ideali per un altro sostegno ai mercati risk on da parte delle banche centrali.
La reazione al terzo comandamento: non metterti con il cronometro a misurare quanto manca all’esplosione della bolla. Le condizioni economiche generali possono prolungarne la durata, e rimandarne lo scoppio.
4. La capitalizzazione non è sempre un buon indice di qualità
Sappiamo cosa stai pensando: io ho investito solo in crypto ad alta capitalizzazione - le cosiddette blue chip - e dunque sono al sicuro. Non è sempre vero. O meglio, non è vero se l’unico criterio che hai utilizzato per scegliere il meglio è la capitalizzazione di mercato.
Ancora una volta la bolla dotcom ci aiuta a capire cosa è successo e cosa potrebbe ancora succedere:
Pets.com: se hai meno di 40 anni non l’hai mai sentito nominare. IPO fantasmagorica nel 2000, in meno di un anno viene azzerata. Mai visto un singolo cent di profitto. Da 400 milioni di capitalizzazione (ai tempi erano soldi veri) a zero. In un anno.
Webvan: un supermercato online (quindi l’idea era anche buona). 1 miliardo di dollari di investimenti dai VC, bruciato completamente.
eToys: arrivò a una valutazione di 8 miliardi. Nel 2001 chiuse i battenti.
Excite: tra i primissimi a offrire accesso a Internet. Fallita nel 2021 dopo un merge da 6,7 miliardi di dollari.
E potremmo continuare così per giorni. La capitalizzazione di mercato durante una bolla è per forza di cose inflazionata. Non è un buon metro per separare chi sopravviverà da chi non sopravviverà. Dovrai guardare anche ai fondamentali - e anche all’esecuzione del piano.
La reazione al quarto comandamento: vai oltre numeri che possono recuperare tutti. Conosci il team, la forza commerciale di un progetto e quali sono le meccaniche che possono trasformare la prospettiva in valore per i token holder.
5. Per ogni amico diventato milionario investendo a caso nella bolla, altri nove sono finiti sul lastrico
Il bias del sopravvissuto è uno dei più forti e dei più difficili da combattere. Siccome conosciamo qualcuno che è saltato a quattro zampe su un campo minato, ci convinciamo del fatto che organizzare dei picnic tra le mine sia tutto sommato sicuro. Questo è perché il grosso di chi ha organizzato picnic tra le mine non è sopravvissuto sufficientemente a lungo dal raccontarlo.
Ci facciamo ottenebrare da storie di grandi successi di persone che hanno fatto una cosa semplice: hanno scelto a casaccio la narrativa più credibile di un settore in bolla e ci hanno puntato tutto. Gli è andata bene, oggi vivono negli agi, ci fanno anche un po’ di invidia e dunque cerchiamo di fare lo stesso.
Il punto è che - statisticamente - è più verosimile che tu faccia la fine dei nove che oggi sono ospiti del cimitero degli investitori. Cosa ne è stato di tutti gli investitori in Pets.com, degli investitori in Webvan, eToys, Kozmo? Cantava il buon de Andrè: “Dormono, dormono sulla collina”.
La reazione al quinto comandamento: mai farsi orientare da storie di successo del passato. Tu sei unico, questo contesto è unico, i morti non parlano, anche quelli metaforici del mondo degli investimenti.
Intermezzo: il momento Willy il Coyote
O come lo chiamano in America: Wile E. Coyote. È il coyote ossessionato dalla cattura - sempre potenziale - di Road Runner. Non ci riesce mai, ma non è questo il punto.
In finanza il momento Willy il Coyote è quando i mercati crollano solo dopo aver guardato cosa c’è sotto. La scena è delle più ricorrenti nel popolare cartone animato. Anche il coyote non comincia a cadere mai se non dopo aver guardato a terra e essersi reso conto di non avere nulla sotto i piedi.
In ambito finanziario: se un titolo, un asset, un’azienda stanno correndo verso il baratro, fai i tuoi calcoli e renditi conto di quando sotto i piedi avranno un burrone. Non aspettare che tutti guardino verso il basso per scoprire che non c’è nulla.
Le narrative non possono battere la matematica a lungo. E comunque non possono mai farlo per sempre.
6. Prendere profitti durante una bolla è ok, anzi, è l’unico modo per non fallire
Tendiamo, purtroppo, a guardare agli eventi del passato da un punto di inizio a un punto finale, come se in mezzo non sia successo nulla. La verità è che dalla partenza della bolla - e dei guadagni - all’inevitabile catastrofe ci sono tanti passi intermedi. Tanti punti che potrebbero essere stati punti di uscita in profitto. E tanti punti di uscita in discesa che avrebbero potuto essere uscite meno disastrose dell’azzeramento.
Sul tema il nostro direttore Alessio Ippolito ha pubblicato lunedì un approfondimento ideale. Dopo un investimento andato molto bene - oltre ogni più rosea aspettativa - che fare?
È ok prendere profitti;
È obbligatorio reinvestirli in modo intelligente;
Mai considerarli come soldi regalati e che dunque possiamo sperperare.
La reazione al sesto comandamento: impara a prendere qualche profitto. E a non pentirti di quanto fatto, anche se l’asset dovesse continuare a correre.
7. I grandi investitori possono permettersi scommesse che tu non puoi permetterti
Si chiama delusion of grandeur : è quando crediamo di non avere differenze operative rispetto a investitori che sono 10, 100 o anche 1.000 volte più liquidi e grandi di noi. Pensiamo di poter seguire le strategie dei VC, che investono in 101 progetti perché basta che uno vada per il verso giusto. Pensiamo di poter andare relativamente a casaccio alla ricerca di una gemma, che pur deve esserci in un mercato in bolla completa.
Non è così: gli investitori di quella taglia - oltre ad avere accesso a condizioni di mercato che per noi sono impossibili da ottenere, giocano anche dalla parte del banco e non da quella del... giocatore.
Tra le altre cose, possono permettersi decine di specialisti che analizzano, spingono, usano i progetti. E possono anche metterli in network con altre piattaforme sulle quali hanno investito.
In aggiunta, anche i grandi investitori sbagliano tanto. In Pets.com - che è un po’ l’emblema delle società esplose (in tutti i sensi) durante la bolla dotcom, c’erano importanti capitali di Amazon, ma anche di Hummer Winblad Venture Partners, insieme a Bowman Capital Management, Safeway & co.
Sono nomi altisonanti, che ci ricordiamo però più per i successi che per gli insuccessi.
La reazione al settimo comandamento: pensa sempre con la tua testa e non seguire passivamente gli investimenti dei grandi. Sono un buon segnale, ma il più delle volte parte di strategie che non puoi permetterti.
8. La domanda che devi farti è inversa
In genere ti chiedi se sia il caso di uscire a certi prezzi. Invece la domanda che dovresti farti in settori volatili come quello delle criptovalute - e dei settori in generale esposti al rischio bolla (vedi AI) - è inversa.
Entrerei a questo prezzo?
Se la risposta è sì, potrebbe essere una buona idea rimanere dentro. Non vogliamo sempre portare l’esempio di Amazon, ma è davvero il più emblematico di tutti. Chi era entrato magari su prezzi più alti e si è poi arreso al bottom, ha perso la più grande occasione della sua vita. Chi invece è stato persistente, credendo nei fondamentali del gruppo, oggi è probabilmente tra gli uomini più ricchi della Terra. Questo non vuol dire che bisogna sempre essere tenaci nel proprio investimento. Ma la domanda “entrerei a questo prezzo?” deve essere costante e ripetuta. E devi fartela ogniqualvolta dovrai prendere una decisione.
La reazione all’ottavo comandamento: in settori così pionieristici bisogna anche credere alle proprie analisi. E non seguire sempre il fiume come fanno i salmoni. Se la nostra analisi è solida, è più che possibile che un asset abbia risentito dell’esplosione della bolla - che poi sia pronto a... recuperare e in alcuni casi sfondare.
9. Arrivare troppo presto vuol dire sbagliare tutto
Possiamo aver elaborato la posizione più intelligente di tutte. Possiamo aver previsto il futuro, ma con 3-6 mesi oppure anche 1 anno di anticipo. Bene, è una posizione che non vale nulla e che potrebbe costarci tutto il nostro capitale.
Il problema è anche in questo caso, di vanità. Ci rimane un buon ricordo (avremmo avuto ragione se...), ma in realtà arrivare troppo presto vuol dire aver sbagliato.
Di conseguenza, le nostre analisi non possono prescindere dal fattore tempo: crediamo che questo o quel network sia davvero rivoluzionario? Ok, ma quando potrà avvenire questa rivoluzione? La bolla dotcom è piena di storie di questo tipo:
Webvan: consegna di generi alimentari online, ma a fine anni ‘90. Infrastrutture ancora inesistenti, internet ancora “raro” a casa. Oggi Amazon Fresh è un business miliardario, ma sono passati quasi 30 anni.
Boo.com: voleva vendere moda di alta fascia online. Anche qui idea poi sbocciata in mille versioni diverse. Allora però portò ai proverbiali libri in tribunale.
Broadcast.com: video e audio online. Ottima idea (oggi Spotify, YouTube, Netflix e tante altre ci hanno costruito imperi miliardari). Tuttavia ai tempi, complice una banda contenuta e poco accesso a internet, fu fallimentare (fu venduta a Yahoo nel 1999).
Kozmo.com: delivery a casa, per piccole spese, cibo, e anche riviste. Più tardi avremo Uber Eats, ma anche Deliveroo, JustEat, Getir e tante altre. A quei tempi però finì, anche quella, con un fallimento - nel 2001.
La lista, anche in questo caso, è molto lunga. Quando scegli un asset e un progetto, chiediti se sia ancora... troppo presto.
La reazione al nono comandamento: bell’idea, ma quanto tempo ci vorrà? Siamo nell’epoca giusta? Quanto tempo ci vorrà per vedere l’idea sbocciare?
10. Il resto del mercato? Un giardino da coltivare
Ci chiamiamo Criptovaluta.it®. Da sempre ci spendiamo per far conoscere questo mondo ad un pubblico più ampio possibile. Questo non vuol dire che siamo ciechi e sordi a ciò che avviene su altri mercati. I gain - mediamente molto interessanti - che il mondo crypto ha offerto e che speriamo continuerà a offrire possono essere grano da seminare altrove.
Qui il nostro direttore ne ha parlato a fondo, definendo ottuso chi investe solo in crypto. Il tempo gli ha dato ragione e probabilmente continuerà a dargliela in futuro. In tanti di coloro i quali hanno partecipato alla prima fase della bolla dotcom si sono pentiti amaramente di non aver diretto almeno parte dei profitti di quel periodo su asset e mercati più tranquilli.
E non è detto che quegli asset non possano essere altrettanto esplosivi (per rimanere sull’azionario, vedi $AAPL di Apple). Dividendi, investimenti di lungo periodo, growth lontano dal settore crypto. Le possibilità sono quasi infinite.
La reazione al decimo comandamento: gli idealisti e gli ideologi hanno bellissime storie da raccontare, ma poi al momento del conto fischiettano. Meglio avere convinzioni meno granitiche e approfittare di tutto ciò che il mercato può offrire.
Ok, ma quindi cosa devo fare?
Un vademecum da scriverti sul palmo della mano - oppure in un post-it vicino al computer che usi per comprare e vendere asset:
Non innamorarti mai;
Sii preparato al peggior scenario possibile;
Lascia spazio alle tue idee per svilupparsi;
Non investire a casaccio;
Guarda anche agli altri mercati.
Con queste semplici 5 regole potrai sopravvivere anche a un’eventuale esplosione della bolla - e uscirne... anche meglio di come ne eri entrato.







Ottimo pezzo GG, sottoscrivo tutti e 5 i punti finali. Grazie di arricchirci con i tuoi contenuti
Ho un debole per la tua scrittura:- "Tra poco attraverseremo insieme il tunnel e ci avvicineremo alla luce . Per il momento però ci tocca una camminata, insieme, tra le tenebre" . Forte, cosa vogliamo di più, ci prospetti un bel viaggio e le nostre scelte, in tema di criptovalute e non solo, sono prima di tutto prova di conoscenza di noi stessi.
Non al denaro non all'amore né al cielo