Caccia a Bitcoin: chi si sta riempiendo le borse?
Bitcoin si conferma miglior asset per performance del 2023, ma chi ci sta guadagnando. JP Morgan guarda agli istituzionali, ma ha ragione?
Caro Investitore,
è stata una settimana parecchio convulsa. Fake news e notizie normali hanno fatto partire il treno delle emozioni, con alla guida l’ETF Spot di BlackRock.
C’è chi ci ha rimesso le penne (datemi una leva e vi liquiderò il mondo, disse qualcuno) e c’è chi comincia a assaporare la vittoria contro quei poteri forti che snobbavano i bitcoiner fino a qualche mese fa.
Al netto delle narrative buone per i social, è forse il caso di fermarsi un attimo, discutere dell’ETF (per quanto concerne gli investitori) e anche di quanto accaduto in termini di news. Ieri lo abbiamo fatto all’interno di uno space su Twitter, che abbiamo poi traslato sul nostro account Spotify.
Per chi ha tre ore da investire, a nostro avviso ottimamente, sul tema è il meglio che c’è da ascoltare. Lo diciamo senza falsa modestia alcuna.
Flight to quality
Per chi non parla l’inglese, ci occuperemo noi di tradurre quanto ha affermato Larry Fink, che è CEO di BlackRock. Le crypto (ma intendeva Bitcoin), sono una corsa verso la qualità.
In un momento storico in cui il dollaro è quello che è - e nonostante questo è uno dei migliori asset sul mercato - in cui i bond hanno avuto performance pessime, in cui anche il caro vecchio S&P 500 sembra una carcassa di se stesso, ci sarà una fuga verso la qualità.
Secondo Larry Fink di BlackRock, Bitcoin sarà una delle destinazioni. Larry Fink però è una parte in causa: sta proponendo un ETF che frutterà milioni in commissioni alla società che dirige e quindi ci si può fidare poco, vero. Anzi verissimo.
C’è bisogno però, quando si è davanti a certi personaggi, di saper leggere tra le righe. Torniamo un attimo indietro.
Bitcoin non ha un ufficio di marketing: questo è un vecchio meme - tra le altre cose vero - dei bitcoiner duri e puri. Non ci sono società che controllano Bitcoin, che ne promuovono l’acquisto o l’investimento.
Fino a oggi.
O meglio fino all’approvazione dell’ETF di BlackRock, sarà ancora così. Non lo sarà più quando BlackRock potrà sguinzagliare un esercito di promotori che avranno tutto l’interesse a vendere un prodotto che alla società stessa frutta commissioni.
Ecco l’ufficio del marketing di Bitcoin.
Come lo venderanno? La risposta è già nelle parole di Larry Fink: flight to quality. Si batterà molto su tormentoni che i bitcoiner dovrebbero conoscere ormai bene: i 21 milioni di cap massimo, la politica monetaria prevedibile, l’assenza di influenze politiche. E, probabilmente, funzionerà.
JP Morgan: il prezzo è spostato dagli istituzionali
JP Morgan ha pubblicato un report di analisi sull’ultima corsa di Bitcoin, quella che ha portato $BTC a toccare quota 35.000$. I volumi, ce n’eravamo accorti un po’ tutti, effettivamente non ci sono. Gli acquisti spot sono stati piuttosto modesti e quindi il trend è stato impostato altrove.
La risposta di JP Morgan, che utilizza dei tool interni per valutare cosa succede sui mercati dei futures (in particolare il CME di Chicago), è che la corsa sia stata innescata dai cosiddetti istituzionali, parola che vuol dire tutto e non vuol dire niente.
Chi sarebbero? Sarebbero i player con buona disponibilità di capitali e che in genere hanno un assetto strutturato. Può essere: i retail hanno comprato poco e questo è evidente da quanto poco si sia spostato il rapporto tra futures e spot (rapporto che pende ancora estremamente a favore dei primi).
Le conclusioni però ci paiono un po’ affrettate quando JPM dice che il grosso degli acquisti hanno arricchito wallet già importanti e associati a clienti istituzionali.
Il grafico di cui sopra è l’andamento del numero di wallet con più di 1.000 Bitcoin all’attivo. È vero che è in salita, ma è altrettanto vero che sono numeri risibili. E che andrebbe confrontata, la cosa, anche con quanto sta avvenendo altrove.
Sono in crescita anche quelli da 100+ Bitcoin. E questo sembrerebbe corroborare la tesi di JP Morgan sull’acquisto forse non di istituzionali, ma delle cosiddette balene sì.
Questo invece il numero degli indirizzi con più di 10.000 Bitcoin. Si contano sulle dita di 10 mani e non hanno rilevanza statistica. Quel che conta è capire che tali movimenti, che sono minimi anche per le altre grandezze, possono volr dire tutto, a partire da riorganizzazioni interne da parte di wallet di certi exchange.
Per ora punto interrogativo su cosa sia successo sul mercato spot.
Il documentario su Sam Bankman-Fried
Mentre Bitcoin recupera dei livelli di prezzo certamente più consoni, il processo a Sam Bankman-Fried va avanti. Nel mezzo del processo e a poche ore dalla prima deposizione dell’ex capo di FTX, Bloomberg ha pubblicato un documentario di quasi due ore.
Si chiama Ruin: Money, Ego e Deception. Vale la pena di guardarlo, per quanto il taglio sia quello dei documentari hollywoodiani, dove il sensazionalismo conta forse - in certe circostanze - più di una corretta informazione. Poco male, guardatelo.
Nessuno sa niente
Chiudiamo questa breve newsletter settimanale lanciando una provocazione: sentiment, analisi macro, outlook sugli asset più importanti cambiano ormai giorno per giorno.
La situazione è quella che è: guerra qui, guerra lì, petrolio ancora alle stelle, divise nazionali delle economie emergenti in grande difficoltà.
Per quanto sia giustificabile sbagliare analisi in questo periodo, non è giustificabile prendere per oro colato i report dei grandi investitori, delle banche d’affari, degli analisti e di chicchessia.
Mente lucida, protezione delle proprie posizioni e inappetenza per le avventure: questo fino al prossimo sole di York e fino a quando tutte le nuvole che incombevano minacciose sulla nostra casa saranno sepolte nel petto profondo dell’Oceano.