Bitcoin vale zero! Parla, di nuovo, BCE
Due consiglieri della Banca Centrale Europea tornano a parlare di Bitcoin. Avevano previsto il disastro quando BTC era a 16.500$
Caro investitore,
dal blog di BCE è partito un altro attacco a Bitcoin. Non c’è motivo di essere preoccupati: non sono due consiglieri della Banca Centrale Europea a decidere cosa ne sarà di Bitcoin. E neanche a decidere come si muoverà il mercato.
I due in questione sono Jürgen Schaaf e Ulrich Bindseil. Non sono granché noti, se non fosse che il 30 novembre 2022, mentre Bitcoin si trovava poco sopra i 15.000$, ebbero a scrivere che si sarebbe trattato dell’ultimo atto per Bitcoin.
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Bitcoin però - ormai dovresti saperlo - è un grande appassionato di burle. E proprio come i più grandi giullari ama prendersi gioco dei re, dei potenti e anche dell’aristocrazia più periferica, come nel caso di Schaaf & Bindseil.
C’è però tanto nell’ultimo post anti-Bitcoin della Banca Centrale Europea che merita di essere discusso.
Fosse anche soltanto perché tornano triti e ritriti dei vecchi temi cari ai nemici di Bitcoin, alcuni sconfessati addirittura da istituzioni comparabili e che non hanno alcun interesse a difendere Bitcoin.
Fuggite, sciocchi
A 15 mesi di distanza dall’ormai leggendario Bitcoin’ Last Stand - l’ultimo atto di Bitcoin - la coppia delle meraviglie Schaaf + Bindseil torna a occuparsi di Bitcoin.
Il tema che li ha costretti a mettere le mani in ciò che ritengono poco più di un cumulo di pattume è l’approvazione degli ETF negli Stati Uniti. ETF che non solo stanno accumulando capitali importanti - ne abbiamo parlato anche con ANSA pochi giorni fa - ma che sono altresì responsabili di importanti travasi di bile.
Bile che scorre a fiumi ai piani alti della politica monetaria dell’Unione Europea, in quella BCE che non è stata mai morbida verso Bitcoin. Basti ricordare Mario Draghi che con il suo aplomb ricordava che un euro è sempre un euro.
E per chi crede che la questione sia stata sepolta ai tempi di Supermario alla guida di BCE, ecco cosa ebbe a dire Christine Lagarde nel 2022.
Nessuno però ha toccato i livelli di acrimonia contenuti nei pezzi di Schaaf & Bindseil, unica forse notevole dell'ultimo post sul blog della Banca Centrale Europa.
Il tema? Chi corre dietro a Bitcoin è un fesso, che sarà gabbato da chi è meno fesso di lui, perché Bitcoin non è moneta, non è una commodity, non è un’azione, non è un titolo di credito. Non è nulla. E quindi non vale nulla. Anzi, come dicono quelli bravi: «non ha valore intrinseco».
Le accuse di BCE
Ne abbiamo parlato in maniera stringata oggi sul sito - qui l’approfondimento - ma dato il numero delle accuse è il caso di guardarle una per una.
Gli ETF non significano che Bitcoin sia un investimento sicuro
Vero. E nessuno ha mai affermato il contrario. L’arrivo però di BlackRock e di altri gestori di primo profilo ha già cambiato e continuerà a cambiare la percezione che di questo asset ha il grande pubblico. È motivo di grande scorno per Schaaf & Bindseil, che il 30 novembre 2022, con Bitcoin che si trovava sul grafico nel punto indicato dalla freccia, credevano appunto che fosse l’ultimo atto.
La questione è inutile anche da discutere: lo stesso Gary Gensler ha avvisato il pubblico che l’approvazione degli ETF non vuol dire che si tratti di buoni prodotti di investimento. Dato che non è nelle attribuzioni della Banca Centrale Europea, tuttavia, dare consigli finanziari, rimane poco di cui discutere.
Le transazioni di BItcoin sono ancora sconvenienti, lente e costose
Su Bitcoin gira un’intera economia al ritmo di un blocco ogni 10 minuti. Non sarà super-veloce come le carte di credito e di debito, ma è altrettanto vero che in realtà ogni trasferimento di Bitcoin è finale, cosa che non si può dire appunto dei circuiti Mastercard e VISA. Si potrà forse dire dell’euro digitale, ma lì si perde in decentralizzazione ed è necessario ricorrere a un intermediario e siamo dunque in quel territorio che le maestre alle elementari descrivevano come il comparare le mele con le pere.
Detto questo: Bitcoin funziona benissimo. In 10 minuti e a costi molto bassi spedisce denaro in tutto il mondo (provate a inviare 1.000€ in Cina e poi diteci delle commissioni) ed è rispetto al mondo delle banche un fulmine. Per chi avesse bisogno di pagamenti ancora più rapidi, c’è Lightning e ci saranno altre soluzioni in futuro altrettanto prestanti (e forse di maggiore diffusione). Il discorso comunque non tiene da nessun aspetto.
Anche perché si contesta a Bitcoin di essere poco utilizzato, salvo poi affermare il contrario. Ma adesso ci arriviamo.
Bitcoin è utilizzato su larga scala da criminali
Se qualche riga prima Bitcoin era scarsamente utilizzato, ora Schaaf & Bindseil restringono il campo aggiungendo se non. Bitcoin non è utilizzato se non dai criminali. E sarebbe utilizzato da questi su vasta scala.
Ma è vero? Ci si aspetterebbe da BCE, istituzione prestigiosa e che ha in mano la politica monetaria del secondo continente più ricco del pianeta, una disamina basata sui dati. Tali dati non ci sono, almeno da parte di BCE. Ce ne sono altri, di Chainalysis, che sono altrettanto contestati, ma che raccontano una storia molto diversa da quella messa nera su bianco dal magic duo di BCE.
Si tratta di percentuali che tutti possono consultare qui (anche Schaaf e Bindseil) e che nessuna autorità ha mai contestato. L’utilizzo delle criptovalute e di Bitcoin per illeciti è così risibile che anche il dipartimento del Tesoro ha dovuto ammettere che la preoccupazione è per quanto potrebbe accadere in futuro, e non per quanto accade oggi. Notizie che da BCE non arrivano.
Bitcoin non è un asset
Bitcoin non è un asset. Non genera cash flow come fanno gli immobili, non genera dividendi come fanno le azioni, non può essere utilizzato in modo produttivo come fanno le materie prime e non offre benefici sociali (come la gioielleria, lo hanno scritto sul serio). E quindi non è qualcosa su cui investire.
È un punto di vista molto diffuso, in particolare tra gli economisti ortodossi che hanno in antipatia Bitcoin, che però non racconta tutta la storia.
Guardando alla storia della moneta, c’è una storia raccontata da Milton Friedman - che aveva anche ottenuto un Nobel all’Economia - e poi ripresa anche da tanti bitcoiner. È quella dell’Isola di Yap, dove la ricchezza monetaria era rappresentata da enormi pietre, che piacevano perché erano scarse. O per dirla nel linguaggio dell’uomo comune, difficili da trovare o da produrre a piacimento.
La storia dell’umanità in termini monetari è la storia della costante convergenza verso una moneta scarsa, difficile da riprodurre e che non può essere appunto prodotta a piacere. È per questo motivo che le valute gestite in modo più oculato dalle banche centrali piacciono di più, ed è lo stesso motivo per cui con i bolivar venezuelani oggi ci si fanno gli origami.
Anche solo in relazione a questo aspetto di Bitcoin, è facile darsi una risposta del perché piaccia. E del perché i principali gestori al mondo hanno deciso di inserirlo in un ETF. C’è poi tutta l’altra parte del network monetario di Bitcoin: Bitcoin non è solo l’euro, è anche il sistema che permette di spostare gli euro stessi. Ed è questo secondo aspetto che lo completa e lo rende tanto appetibile. Anche se non può essere utilizzato per produrre gioielli.
Il mining inquina
In parte è vero, tant’è che se ne dovrebbe parlare seriamente, anche per guardare cosa stanno facendo i miner (tanto, in realtà) per migliorare questo aspetto. Continuare però a fare confusione tra consumi e inquinamento è nel migliore dei casi da ignoranti, nel peggiore da commentatori in malafede.
I casi in cui il mining Bitcoin ha permesso la creazione di energia rinnovabile della quale poi godono anche le comunità che vivono in prossimità di tali attività sono diversi.
A tale produzione energetica, che senza mining Bitcoin NON ESISTEREBBE, fa spesso ricorso il Texas, quando ad esempio le condizioni climatiche sono avverse e ci sono eventi che mettono sotto pressione la rete.
C’è da fare un discorso sul rapporto tra Bitcoin e ambiente? Sì. Dovrebbe essere fatto partendo dai dati? Sì. Si sta facendo già tanto pro ambiente grazie a Bitcoin?Chapeau. Bindseil & Schaff hanno affrontato la questione seriamente? No.
Manipolazioni di mercato
Bitcoin è un mercato molto più liquido del grosso delle azioni dell’indice Standard & Poor’s 500. Ci saranno state delle convergenze e manipolazioni in passato? Probabilmente sì. C’è un solo titolo al mondo che ne è al riparo? No.
Non ne sono al riparo neanche i mercati dei bond USA e dei metalli preziosi, come testimonia questa multa da 920 milioni di dollari inflitta a JPMorgan, che certamente non è un player del mondo crypto.
Il vero punto? Vogliono proibirlo
Le vere intenzioni della coppia delle meraviglie viene esplicitato dopo altri attacchi all’anonimato offerto da Bitcoin:
Sembra sbagliato che Bitcoin non debba essere soggetto ad un forte intervento del regolatore, fino a praticamente bandirlo.
Frase seguita poi da un polpettone che riguarda le DAO (organizzazioni decentralizzate che nulla hanno a che fare con Bitcoin) che testimonia, se non altro, la scarsa conoscenza di questo mondo da parte del duo dei bottom signal.
E come vorrebbero bandirlo?
Il network Bitcoin ha una struttura di governance nella quale i ruoli sono assegnati a individui singoli. Le autorità potrebbero decidere che questi dovrebbero essere perseguiti dato l’utilizzo su vasta scala di Bitcoin per i pagamenti illegali.
Una persecuzione dunque di chi? Di chi scrive codice? Di chi ha un nodo in casa? Dei miner? Sarebbe come mettere in galera l’amministratore delegato di Telecom perché qualcuno si scambia materiale illegale sulla rete. Una questione che non sta in piedi neanche giuridicamente e che è soltanto il segno che forse, per qualcuno a Francoforte, è tempo di prendersi una pausa.
PS: Bitcoin è nato anticipando questi attacchi. Gli è resiliente e non avrà certo paura di due consiglieri che hanno scambiato il blog di BCE per la posta del cuore.
Ottimo articolo, ben scritto.