Bitcoin fa tremare la vecchia guardia
È stata una settimana entusiasmante per il prezzo e qualcuno torna a sparare a zero contro Bitcoin
Caro lettore,
mentre chi ha Bitcoin in portafoglio se la rideva di gusto, ad altre latitudini, dall’altro lato della barricata, c’è chi si è prodotto in un interminabile piagnisteo.
Nessun problema: imparare a liberare le proprie emozioni, anche da adulti, è qualcosa che dovremmo tutti imparare. Mai ci saremmo aspettati però che a farlo sarebbero stati il CEO di JPMorgan e l’intero board editoriale di Financial Times.
Partiamo dagli ultimi: Financial Times si produce nella stessa tiritera di sempre. Bitcoin non serve a nulla se non agli speculatori e presto, dato che finiranno i fool, gli scemi disposti a comprarlo, tornerà a crollare come nel 2022.
Il primo invece, Jamie Dimon, capo di JPMorgan, ha detto che se fosse lui il governo, farebbe di tutto per chiudere l’intera baracca Bitcoin e crypto.
Un tempo quelli che si credevano Napoleone finivano confinati nei manicomi. Oggi che siamo una società più civile, li accettiamo a capo della più grande banca d’affari del mondo.
Financial Times tuona: Bitcoin giocattolo per speculatori
Financial Times scrive una lunga articolessa che, in controtendenza rispetto al prezzo, dice in soldoni che Bitcoin non serve a nulla.
È un giocattolo per gli speculatori
Il grosso degli scambi di Bitcoin sono, dice Financial Times, a scopo speculativo. È vero? Sì, è vero. È vero per qualunque altro tipo di commodity del pianeta? È vero anche questo, ma da Financial Times si guardano bene - e ci mancherebbe - dal definire il petrolio, l’oro, l’argento e compagnia giocattolo per speculatori.
Rilanciamo noi: ben vengano gli speculatori. Il mercato dei futures sulle materie prime è popolato di gente poco raccomandabile, che per il gain giusto probabilmente venderebbe moglie e figli, ma al tempo stesso senza mercato dei futures il mondo civilizzato come lo conosciamo si fermerebbe.
Chi produce beni agricoli non potrebbe proteggersi dai rischi, chi utilizza petrolio non potrebbe garantirsi del prezzo, il grosso dell’industria per come la conosciamo diventerebbe a livello finanziario molto meno efficiente. E questo vuol dire diventare meno produttiva. E questo vuol dire gente che muore di fame.
Prima obiezione: respinta.
Bitcoin non è l’oro
Financial Times ricorda anche che Bitcoin non è l’oro. Quest’ultimo è stato scelto millenni fa dall’umanità come bene rifugio, come simbolo universale di valore. Vero anche questo.
È altrettanto vero però che incolpare un 15enne (sì, Bitcoin ha 15 anni) di non avere un tre o quattro millenni di esperienza è come cercare un dipendente di massimo 25 anni, con almeno 50 di esperienza.
Seconda obiezione: respinta
Prima o poi fallirà di nuovo
Bitcoin non ha mai fallito. Ha sempre continuato a produrre blocchi e a consentire transazioni peer to peer, senza intermediari bancari e senza KYC, senza AML e senza ostacoli di sorta.
Questo anche quando il prezzo è sceso poco sopra i 15.000$, nel momento di massima gioia per i soloni che ancora oggi dicono che in realtà serve a poco.
Non ha valore intrinseco
Rimarrà anche questo un mistero. La sensazione di chi vi scrive è che la locuzione di cui sopra suoni sofisticata abbastanza da non attivare il fesseriometro dell’uomo medio. E invece di fesseria si tratta.
Il valore intrinseco dell’oro non esiste. Non esiste neanche quello del petrolio, e non esiste neanche quello del succo d’arancia. E quando sentite un argomento del genere, potete essere certi o quasi che chi avete davanti vi sta gabbando.
L’altro piagnisteo disperato, quello di Jamie Dimon
Jamie Dimon è il capo di JPMorgan e ieri ha affermato, davanti ad una commissione del Senato USA, qualcosa di assolutamente straordinario.
Se fossi il governo USA, chiuderei tutto.
Il tutto è il mondo di Bitcoin e crypto. Sull’immaginare di essere Napoleone, sorvoleremo.
La teoria sposata da Jamie Dimon è la stessa di Elizabeth Warren, pasionaria che guida l’esercito anti-crypto (lo dice lei stessa, non noi). Una coppia così insolita da costringere al commento anche la stessa Warren:
Non sono solita andare mano nella mano con i CEO di gruppi multi-miliardari.
E invece Bitcoin è capace anche di questo: far unire crony capitalist e l’ala sinistra del Partito Democratico USA, grandi banchieri e senatrici dell’ultrasinistra, e forse chissà anche Tom & Jerry, Willy il Coyote & Beep Beep.
Tornando seri per un momento, per quanto la situazione non lo meriterebbe: Jamie Dimon accusa il mondo crypto di favorire scambi tra soggetti sottoposti a sanzioni. Il che è vero: tutti possono usare Bitcoin per scambiarsi… Bitcoin. Tutti o quasi possono usare Tether (c’è possibilità di freeze, ma finché ti beccano, puoi farlo) e così via con le altre crypto.
Il punto vero è il pulpito dal quale viene la predica: JPMorgan, tanto per citare il primo caso che ricordiamo, è stata multata per miliardi per violazioni del Bank Secrecy Act, ovvero la stessa violazione che viene contestata, da Jamie Dimon, al mondo crypto.
Il sospetto di chi vi scrive è che in realtà Jamie Dimon abbia un problema ad accettare una sana concorrenza, in particolare nelle violazioni che la stessa JPM ha ammesso patteggiando con SEC, che sono comunque questione assai minoritaria nell’utilizzo di Bitcoin.
L’angolo tecnico: l’enorme caos tra Ocean, Ordinal, censura e compagnia
È stata anche la settimana del lancio di Ocean, una pool di mining che punta a fare le cose diversamente. Il proposito principale è assai nobile: il mining di Bitcoin è eccessivamente concentrato (vero) e sarebbe pure il caso di finirla nel non dire ai miner della pool come è composto il blocco che stanno minando (se non sai cosa vuol dire questa roba, vieni a parlarne sul nostro canale Telegram).
Il proposito assai nobile è passato in secondo piano perché l’anima principale della nuova pool, l’eccentrico Luke Dash Jr, è tra i principali avversari di Ordinal & Inscription. Lotta magari anche nobile, ma che ha offuscato almeno ad avviso di chi vi scrive i ben più nobili intenti della pool in questione.
Presto, speriamo, si tornerà a parlare di quanto di intelligente, interessante e utile per Bitcoin farà questa pool, nella speranza che ne nascano altre 10, 100 o forse anche 1.000. E che si torni a parlare di qualcosa di più importante di maghi in JPEG e token senza senso creati sulla timechain.