Bitcoin e Crypto SOTTO ASSEDIO! Cosa può succedere...
La politica, insieme alla finanza che conta, chiude il cerchio. Vuole prendersi Bitcoin, e non è detto che sia un male per il settore...
Non siamo più soli nell'universo. Gli alieni sono sbarcati sul serio, vogliono i tuoi Bitcoin, vogliono i tuoi exchange e vogliono essere di nuovo padroni del vapore.
La seconda metà di giugno 2023 passerà alla storia per Bitcoin, per chi ci aveva creduto fino ad oggi e per chi, colpevolmente a questo punto, aveva smesso di crederci.
Non fraintenderci: siamo ancora agli inizi, qualche autorità è ancora troppo timida per ammetterlo, quelle più periferiche come Banca d'Italia fanno ancora il brutto muso, ma qualcosa è cambiato, cambiato per sempre, e la corrente è così forte che anche i più forti dovranno abbandonarvisi.
BlackRock, Deutsche Bank, i grandi operatori finanziari e anche i candidati presidenziali americani. Bitcoin non è mai stato così politico.
O forse lo è sempre stato, ma mai si erano visti tanti papaveri della politica tentare di metterci le mani sopra. Per i prezzi potrà essere una manna dal cielo. Per chi si farà trovare impreparato però no.
Tragedia in più atti: Assalto alla diligenza
Ogni tragedia che si rispetti ha bisogno di una storia solida, che ci tenga attaccati agli schermi e che abbia un inizio, uno svolgimento e una fine.
Mentre le autorità di tutto il mondo sonnecchiavano, il mondo crypto è cresciuto, ha raggiunto capitalizzazioni di mercato impensabili, ha infettato fondi e banche.
Ha creato sistemi di trasferimento del denaro e della ricchezza difficili da controllare, ha conquistato piccole repubbliche e ha creato i suoi culti. E questo è l'inizio, l'antefatto sul quale si apre il sipario e nel quale i nostri attori protagonisti dovranno muoversi.
Gli attori protagonisti sono tanti, ognuno con i suoi interessi, i cui obiettivi però convergono, alimentati da avidità, paura, fanfaronismo, sogno e ottimismo.
Il finale immaginato da tutti è il controllo di ciò che non si può distruggere, la distruzione di ciò che può soccombere e il rimpiazzo di ciò che si può, forse, rimpiazzare. Nell'ordine Bitcoin, le criptovalute e gli stablecoin.
Nello svolgimento c’è la conquista di borse ed exchange, l'eliminazione dei pirati che gestiscono oggi questo mercato, l'intervento del re e tutti i fatti che più umani non si può.
Materiale per una tragedia vera, che ai giorni nostri forse prenderebbe la forma di una lunga serie su Netflix.
Noi che si investe, noi che si paga in Bitcoin, noi che si fa trading sulle nuove piattaforme onchain siamo le comparse, quelle figure senza nome che però, come nelle vere tragedie della storia, potrebbero anche svolgere un ruolo.
A patto di prenderne coscienza.
Letteratura a parte: cosa sta succedendo
Il paragone letterario è un modo poetico di mettere la cosa, di viverla come l'eterna lotta tra il bene e il male, tra gli istinti e gli interessi degli attori protagonisti.
Banalmente però, lo diciamo per i nostri lettori più cinici, è una questione di soldi e di potere. Questo per quanto di soldi nel mondo crypto e Bitcoin ne girino ancora pochi, almeno rispetto ai grandi mercati finanziari.
Controllare quello che non si può distruggere
Bitcoin ha dato ampia riprova della sua solidità. Ha resistito all'assalto di chi tutto può (la Cina) e anche a quello di chi almeno in teoria dovrebbe muoversi secondo le regole (gli USA). L'unica alternativa rimasta è il controllo dei mercati dove viene scambiato. L'attacco a Binance e Coinbase - e l'arrivo dei grandi gestori, va in questo senso.
Distruggere quello che si può distruggere
La posizione delle criptovalute che non sono Bitcoin è molto più precaria. Hanno fondazioni o aziende dietro, CEO che possono essere portati in tribunale, conti bancari che possono essere bloccati. La citazione da parte di SEC di Polygon, Cardano & co. come securities va in questo senso.
Rimpiazzare quello che si può rimpiazzare
Gli stablecoin sono una minaccia più per le banche centrali che per gli utenti. Non lo diciamo noi ma Fabio Panetta, futuro leader di Bankitalia che durante l'ultima Convention di BIS ha confermato il potenziale dei token legati a dollaro e euro di attaccare la sovranità monetaria delle banche centrali e di rimpiazzarne la centralità nel mondo dei pagamenti digitali.
La spinta per l'euro digitale (e per il dollaro, chissà) va in questo senso.
Non è detto ci sia comunità di intenti, ma l'inerzia va in quella direzione
Gli interessi in gioco sono diversi, non è detto che siano stati pattuiti prima di certe azioni, non è detto che ci sia un complotto o che le mosse di diversi attori siano state in realtà coordinate per condurre questo specifico attacco.
SEC
Le recenti mosse di SEC, l'intensificazione delle azioni verso gli exchange hanno almeno un'altra ottima motivazione. Far dimenticare quanto avvenuto con il caso FTX da almeno due angoli.
Il primo è quello degli incontri, frequenti, tra FTX e SEC, di cui si sa poco e che gettano ombre minacciose sull'operato dell'agenzia guidata da Gary Gensler.
Il secondo angolo è più squisitamente politico: non è un mistero la vicinanza di Gary Gensler con l'ala più intransigente del Partito Democratico USA, quello di Elizabeth Warren, che si è autodichiarata capo dell'esercito anti-crypto.
I candidati presidenziali
Ci torneremo tra poco analizzando le posizioni di ciascuno. Riteniamo che le posizioni apertamente pro Bitcoin siano riconducibili alla lotta intestina agli USA di cui sopra.
Da un lato una certa ala del Partito Democratico, dall'altro certi repubblicani e il più improbabile dei candidati di area democratica.
Prima di poter pensare ad una convergenza di interessi tra grande capitale e Warren, l'ipotesi più semplice deve essere certamente vagliata.
BlackRock
Per quanto organizzazioni così potenti e così complesse possano e debbano avere rapporti politici d'altro profilo, dubitiamo che una questione così complicata sia stata messa in piedi soltanto per far guadagnare a BlackRock delle commissioni che, tutto sommato, sono e saranno modeste rispetto al volume d'affari di iShares (la controllata di BlackRock che gestisce i suoi ETF).
BlackRock ha probabilmente sfruttato l'occasione propizia che si è creata al punto 1, quello di SEC. Ha potere e ha conoscenze non solo per farsi approvare l'ETF, ma anche per arrivare ad accordi che lo rendono possibile (come quello tra NASDAQ e Coinbase).
Il riflesso alla periferia dell'impero
L'Europa è marginale per il mercato crypto. I volumi non sono granché interessanti, di scontri politici a riguardo se ne contano certamente meno, gli ETF Bitcoin Spot sono stati già approvati in tutta l'Unione e l'unico scontro apparente è tra un Parlamento Europeo possibilista - e che ha già prodotto il MiCA - e una BCE che è da sempre scettica della tecnologia.
Alla periferia della periferia
L'altra notizia importante di queste ultime settimane è l'arrivo alla guida di Bankitalia di Fabio Panetta.
È uno dei più feroci critici del mondo crypto e Bitcoin. Recentemente si è prodotto in un lungo attacco - in occasione della convention organizzata da BIS - contro tutto il comparto ed è sostenitore dell'Euro Digitale.
Per quanto possano fare paura certe posizioni, sono completamente ininfluenti per il mercato crypto dei privati. Lo potranno essere forse per il sistema bancario italiano, che è comunque così conservatore da essersi tenuto a distanze siderali da Bitcoin e crypto senza il bisogno di inviti da parte di Bankitalia o delle autorità politiche.
Nell'analisi dell'assalto politico a Bitcoin e crypto partiremo proprio da quest'ultimo punto. Probabilmente il meno importante in termini di impatto, ma quasi certamente il più emblematico.
Un nemico di Bitcoin alla guida di Bankitalia
Niente di nuovo sotto il sole. Il predecessore di Fabio Panetta alla guida di Bankitalia, al secolo Ignazio Visco, non ha opinioni lusinghiere di Bitcoin e del resto del mondo crypto. Come tutti i banchieri centrali e i burocrati del denaro in area Euro ha sempre ritenuto l'intero comparto gioco d'azzardo e, nel migliore dei casi, investimento altamente specualtivo.
Bitcoin è una scommessa. Possiamo proibire le scommesse se il Parlamento lo decide, se invece c'è piacere per il gioco si giochi, ma stiamo attenti.
Era solo il 24 novembre scorso, erano passate 2 settimane esatte dal crollo di FTX, ma più che un attacco al comparto è sembrata - almeno ad avviso di chi vi scrive - una dichiarazione di impotenza che ci servirà anche per capire il pericolo Panetta.
Fabio Panetta ha trascorsi recenti in BCE, dove è stato sempre tra i più feroci avversari di Bitcoin e tra i più entusiasti sostenitori dell'Euro Digitale, all'interno di un'istituzione comunque già sbilanciata in questo senso.
Gli asset cripto sono asset speculativi che causano danni enormi alla società. Il loro valore è principalmente legato all'avidità, e si appoggiano all'avidità degli altri nella speranza che lo schema continui.
Questo il 25 aprile del 2022, in netto anticipo rispetto alla grande crisi di Terra Luna che si sarebbe verificata di lì a poco. Segno che a Panetta va riconosciuto quantomeno un atteggiamento coerente che non cerca soltanto di cavalcare i più eclatanti casi di fallimento del settore.
Panetta è tornato a più riprese a parlare del settore. L'ultima pochi giorni fa di fronte agli ospiti del BIS.
Le valutazioni delle criptovalute sono molto volatili, riflettendo l'assenza di valore intrinseco.
All'interno di più profonde riflessioni sul ruolo fallito di Bitcoin come cash digitale, almeno a suo avviso, e la necessità di inventare nuove narrative.
Perché non conta nulla
Ci sono due ordini di motivi.
Il primo l'ha spiegato chiaramente Ignazio Visco: deve nel caso intervenire il Parlamento e non è nei poteri di Banca d'Italia imporre ban agli scambi, agli acquisti o alla detenzione di criptovalute.
Il governo, appena insediato, ha avuto come prima preoccupazione quella di chiarire la questione fiscale inerente le crypto. Ha da seguire comunque il diritto europeo per quanto riguarda i mercati - e c'è il MiCA in arrivo che parla di tutto tranne che di ban - e non ha motivi apparenti, neanche elettorali, per entrare a gamba tesa sul settore.
Per quanto Fabio Panetta abbia fatto della lotta a Bitcoin uno dei temi ricorrenti delle sue uscite pubbliche, non ha potere (e probabilmente neanche l'intenzione) di limitare l'accesso degli italiani a questo tipo di attività.
Cosa può fare concretamente?
Molto poco. Anche le normative riguardo le detenzioni da parte delle banche di asset di questo tipo sono fissate a livello europeo. Il potere di indirizzo ci sarà, ma non cambierà granché in uno scenario italiano che, nel rapporto tra crypto e banche è già particolarmente asfittico.
La questione stablecoin
La principale preoccupazione di Fabio Panetta riguarda gli stablecoin, che ritiene una minaccia alla sovranità monetaria di BCE. Si è già detto contrario alla possibilità di offrire agli stablecoin la possibilità di detenere riserve direttamente presso la banca centrale, cosa che la dice lunga sulla volontà a certi piani di difendere gli utenti.
Sì è già detto preoccupato della possibilità che a livello digitale gli stablecoin rimpiazzino le valute delle banche centrali.
Su questo tema riteniamo che in Europa la questione sia ancora più che aperta. L'unico effettivo rischio per il settore.
Torniamo negli USA: BlackRock, presidenziali, Congresso e SEC
La vera partita si gioca negli USA, mercato più importante al mondo per i capitali - e dunque anche per i grandi operatori del mondo crypto.
Le questioni che attraversano gli States sono almeno tre, tutte di carattere politico (e meno finanziario), con la finanza e il mercato dei capitali che sono utili strumenti di indirizzo politico anche senza l'intervento del Congresso.
Non farsi gabbare dalle presidenziali
Ci sono almeno quattro candidati apertamente pro Bitcoin. Se ne contano tre dal lato repubblicano e uno dal lato democratico. Una situazione mai vista prima, anche perché durante le precedenti elezioni Bitcoin era ancora un fenomeno, se vogliamo, nuovo.
Una prima avvertenza: non farsi riempire gli occhi di fumo. Ci sono almeno 5 buone ragioni per diffidare dell'improvvisa apertura a livello politico a Bitcoin.
I candidati pro Bitcoin sono tutti gli outsider
Le possibilità di vittoria di ciascuno sono estremamente basse. Dal lato democratico a sostenere le ragioni di Bitcoin è Robert Kennedy, candidato che il grosso dell'elettorato - in particolare democratico - ritiene troppo strampalato per essere peso sul serio.
Le sue posizioni sui vaccini sono un fardello presso l'elettorato moderato - e certe sue uscite pubbliche hanno confermato tutto: certe posizioni sono poco condivisibili per l'elettorato - e Bitcoin è la ciliegina sulla torta di questo atteggiamento da molto ritenuto come bizzarro.
La situazione sul fronte repubblicano sembra essere meno estrema: Ron DeSantis è un candidato forte, che si è espresso più volte a favore di Bitcoin, ma è comunque a distanza siderale da Trump, nonostante i problemi legali di quest'ultimo.
Francis Suarez, il più convinto dei candidati pro-Bitcoin, riceve da tempo il suo stipendio da sindaco di Miami in BTC, ma ha le stesse possibilità di vittoria di qualcuno che venga candidato contro la sua volontà.
Vivek Ramaswamy ha preferenze quasi nulle nonostante una campagna elettorale partita in anticipo e per la quale sta spendendo una quantità di denaro (personale) importante.
Bitcoin non è centrale in nessuna delle piattaforme politiche
Tolte recenti uscite di Kennedy, Bitcoin non sembra essere comunque centrale in nessuna delle piattaforme proposte dai candidati pro-Bitcoin.
La sensazione è che Bitcoin sia utile strumento per condurre una campagna politica contro Federal Reserve, istituto raramente nelle grazie repubblicane - e per richiamare vecchie mattane Rep per il gold standard.
Uno strumento, un mezzo e non un fine.
I candidati più popolari sono tiepidi, se non apertamente nemici di Bitcoin
L'amministrazione Biden è tra le più avverse su scala mondiale al mondo crypto e Bitcoin.
Il candidato più forte tra i repubblicani, Donald Trump, si è già detto più volte pronto a morire sulla collina del dollaro USA, e non ci aspettiamo in caso di ritorno alla Casa Bianca di atteggiamenti particolarmente aperti. Cosa che non vuol dire la chiusura verso Bitcoin, ma neanche la centralità del tema.
Su Bitcoin vuole mettere bocca il Congresso
Per quanto i candidati presidenziali siano importanti in un sistema politico come quello degli USA, è il Congresso che presto entrerà a gamba tesa sul settore, stabilendo cosa sia da trattarsi come security e cosa no.
Il Congresso è ora a trazione repubblicana, ma con ogni probabilità si cercherà di arrivare ad una soluzione bipartisan, per quanto certe posizioni estreme non verranno vidimate.
La grande finanza ha già deciso
Con o senza l'appoggio di Gary Gensler, gli ultimi filing per gli ETF parlano chiaro. BlackRock è interessata al mercato, NASDAQ non ha opposto obiezioni e anzi collaborerà. Il treno è partito, voglia o non voglia l'agenzia.
Un grande complotto?
Nessuno può dare una risposta con basi solide ancorate nella realtà a questa domanda. La questione di cui si dibatte è questa: l'arrivo di BlackRock sarebbe il culmine di una manovra dell'attuale amministrazione per consegnare nelle mani della finanza tradizionale l'intero mercato crypto.
Possibile? sì. Probabile? Chissà. L'idea che ci siamo fatti da questi primi movimenti è diversa.
BlackRock ha approfittato anche di mancanze altrui
Se l'ETF di BlackRock sarà approvato sarà principalmente per mancanze di chi lo aveva proposto fino ad oggi. L'accordo di sorveglianza di cui abbiamo parlato sopra è sempre stato ritenuto fondamentale da SEC. Dopo che BlackRock lo ha inserito, altri sono corsi ai ripari. Difficile dare la colpa ad un'eventuale manovra.
Diversa la situazione degli exchange
Riteniamo certamente più probabile il movente politico dietro l'attacco a Binance. Dalla nostra ci sono anche commentatori neutri come Levine di Bloomberg, che non può essere tacciato di vicinanza al mondo crypto e dunque di interessi collaterali.
Se questo sia stato funzionale o meno a scegliere i vincitori del mercato futuro non possiamo saperlo. Il colpo però c'è stato e ha sfruttato il controllo dei canali della finanza, tagliando fuori Binance nella versione USA dall'accesso a market maker e istituzionali.
Importa davvero?
I conti si dovrebbero sempre fare con la realtà, e non con cosa ha portato questa a realizzarsi. Che sia stata una complicatissima manovra di SEC e della Casa Bianca o un susseguirsi di eventi sconnessi che hanno favorito certi attori, la realtà di oggi è che la finanza tradizionale è pronta a trangugiare una parte di questo mercato. E con questo si dovrà fare i conti.
Bitcoin è qui per restare
Non è più un meme. Dagli attacchi cinesi a quelli USA, dalle false amicizie di qualche candidato all'attacco del fronte ecologista. Bitcoin viene fuori non solo da due anni di mercato poco entusiasmante, ma anche da un fuoco di fila che avrebbe steso chiunque.
Dire oggi Bitcoin è qui per restare non è più wishful thinking, ma la constatazione di una realtà. E ora alla sua porta bussa, con la coda tra le gambe, anche quella finanza che lo definiva veleno per topi o albergo di malaffare.
Ce l'abbiamo fatta? Forse ancora no. Ma la strada, al netto delle dietrologie, sembra essere quella. E questo probabilmente si rifletterà anche sul prezzo.
Per i più preoccupati
C'è chi ritiene che l'arrivo di certi attori finirà per cambiare per sempre la natura di Bitcoin. Obiettiamo però che:
BlackRock dovrà detenere Bitcoin alle stesse condizioni nostre e tue
Bitcoin è fatto per resistere a qualunque tipo di ingerenza politica. I voti, per capirci, non contano nulla.
Bitcoin non ha bisogno di nessuno. Né per emergere, né per ricevere favori. E il fatto che abbiano provato ad abbatterlo senza riuscirci dimostra quanto affermiamo.
Ti si legge sempre con piacere
Bitcoin è nato ed è stato appositamente disegnato perché non possa mai essere centralizzato ne dalla finanza ne tantomeno dalla politica. Non mischiamo avidità e corruzione con la purezza della decentralizzazione. Bitcoin sarà per sempre inattaccabile, incontrollabile e sarà sempre l’unica preziosa alternativa alle monete carta straccia utilizzate per manipolare e controllare i popoli.